Paflasmòs

domenica 3 settembre 2017

Clicca e ascolta "VEDI UN PO' DOVE TI PORTANO LE STELLE!" Condividi "Bastiàn Contrario"

21/08/17
25a Puntata: 
Radio Pirata - la Radio nella Radio
presenta:
Bastian Contrario_Vedi un po dove ti portano le stelle
Radio Pirata - la Radio nella Radio in onda su www.yastaradio.com
al Lunedì ore 19.00
in replica al Giovedì e al Sabato alle 11.00

Bastiàn Contrario:
"VEDI UN PO' DOVE TI PORTANO LE STELLE!"


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Saliva, invece, dalla pianura e, ahimè, da altri siti sempre più prossimi all’osservatorio, un baluginante chiarore che affievoliva i contrasti e spegneva le luce delle stelle rendendo tutto più piatto e soffuso, poco notturno...


Ho cominciato a chiedermi semplicemente “perché?”

Cari Pirati di Radio e di Terra, ben ritrovati per questo nuovo bordeggio di Bastiàn Contrario.
Vorrei proprio ringraziarvi uno per uno per la vostra presenza e partecipazione ai nostri programmi!

...e già che ci sono, vorrei invitarvi a passare su blogspot di Elena Furio se vi siete persi qualche puntata o se volete riascoltarmi, o magari anche se volete condividere qualche contenuto che vi è piaciuto: le idee si espongono perché possano prendere il largo, quindi concedete pure loro questo destino!

Oggi, dove vi porterò con il mio bordeggio? Da dove partiremo, ma soprattutto, dove approderemo tra racconti, riflessioni e considerazioni?
Salite a bordo, aprite il cuore e lasciate alla deriva i pregiudizi...

Cari Pirati, non so se succeda anche a voi, ma spesso, dalla semplice osservazione di una cosa quasi banale, mi ritrovo in un vortice di associazioni di idee che mi portano in direzioni inaspettate...
E’ quello che mi è successo andando poche notti fa all’osservatorio di Novezzina, sul Monte Baldo a veder cadere le stelle.

Anni fa ero stata in una località, Lappago mi pare, per un micro motoraduno: la Notte là, mi si era manifestata nella sua totale e stupefacente bellezza: una vallata chiusissima, al cui interno le luci accese si potevano contare sulle dita di due mani, mi aveva restituito un cielo mai visto, un cielo per la visione del quale ho compreso il concetto di Via Lattea: non ho mai più visto una notte così buia e allo stesso tempo così bianca e luminescente...

Da allora “so” cos’è la notte e cosa sono le stelle.
Da allora non ho più incontrato uno spettacolo simile.

Eccitata all’idea dell’Osservatorio, nella mia solita ingenua fantasia immaginato in un luogo che mi riportasse all’incredibile cielo di Lappago, mi sono trovata impreparata a quello che invece ho trovato: persone preparate e volenterose, indubbiamente, che ci hanno intrattenuti con il loro sapere e scaldati con the caldo, ma anche gli effetti di quell’odioso e aberrante inquinamento luminoso che il XX° secolo ha pensato bene di regalarci!

Si, per carità, le stelle cadenti si sono viste, ma non si è “palpata” con lo sguardo nudo la Via Lattea, né si è persa la vista a scavare nel nero profondo della notte.
Saliva, invece, dalla pianura e, ahimè, da altri siti sempre più prossimi all’osservatorio, un baluginante chiarore che affievoliva i contrasti e spegneva le luce delle stelle rendendo tutto più piatto e soffuso, poco notturno...

Ho cominciato a chiedermi semplicemente “perché?”, perché se la Terra gira, se esiste un ritmo giorno notte nel quale siamo atavicamente inseriti insieme a tutti gli altri esseri viventi, abbiamo avuto l’arroganza di alterare in modo univoco e senza confronto un aspetto così fondamentale dell’esistenza comune su questo Pianeta?
Non sono contraria all’illuminazione, sia chiaro, preferisco anch’io infilare con facilità la chiave nella toppa, ma a tutto credo ci sia una misura! Né, credo sia indispensabile che strade e negozi siano costantemente illuminati a giorno.
Ho riflettuto su altre notizie e novità viste recentemente: mi è stato detto da un sindaco che secondo una normativa non so se regionale, statale o comunale, i lampioni nei centri abitati dovranno essere tutti cambiati e distanti non più di 30 metri l’uno dall’altro. Già questo a me sembra una follia: le macchine hanno i fanali, 30 metri su strade lineari forse hanno un senso, ma qui in contrada da noi, ad esempio, ogni 30 metri...da l’impressione di essere circondati, violati!
Si aggiunga che io sono claustrofobica e mi sento soffocare con gli scuri chiusi...potete immaginare la goduria di quando il lampione davanti alla finestra della camera era ancora acceso e io ero costretta a vivere senza mai godere del buio ristoratore...ma questa è una digressione per ringraziare chi di dovere per aver accolto il mio disagio e spento quella luce.

Torniamo invece alle cose in generale: 30 metri, dicevo. Io sto vedendo in giro, sempre più spesso, file di lampioni che sfiorano forse la soglia dei 10 metri l’uno dall’altro.
Ma perché? A cosa servono? 

Deterrenti per i malintenzionati? mmmhhh! non ne sono proprio convinta, visto che dove abitavo prima, gli unici 2 furti in diretta cui ho assistito sono avvenuti uno in piena notte proprio grazie alla luce del lampione e l’altro in estate alle 9.00 di sera, ancora chiaro e un sacco di gente in movimento...

Servono per evitare di mettere piedi in fallo? mmmhhh! non sarebbe meglio allora un bel lampione a fotocellula, acceso solo per il passaggio?

Per poter registrare con le telecamere? mmmhhh! vale il punto di prima: luci a sensore o al massimo telecamere a infrarossi....


Comunque sia, non è questo il traguardo della mia riflessione: da una cosa, ci si lega ad un’altra: ‘sti lampioni.
Chi li paga, i lampioni?
E soprattutto, quanto costano? Di certo non poche centinaia di euro che moltiplicate di 10 metri in dieci metri impennano certamente e rapidamente la cifra: niente conti alla mano, ho cercato in internet ma è troppo macchinoso, ragioniamoci solo un po’, per presa di coscienza: spese di installazione e mantenimento di cantiere, escavatori e operai per gli

scavi, tubi e fili elettrici, lampioni veri e propri, mezzi e materiali per metterli in piedi e stabilizzarli. Ripristino del manto stradale. Centraline di tanto in tanto.
In un’epoca in cui risparmio energetico e di risorse dovrebbero essere obiettivo comune e insindacabile non mi pare strettamente logico un progetto di questo tipo, esteso capillarmente un po’ ovunque, anche in località disparate o amene....sempre, ovvio, che non ci siano interessi d’altro genere sotto...
Il mio immaginario si allarga: abito in montagna e vedo probabilmente meglio che in città determinati elementi poco vegetali: parlo di tralicci elettrici di tutte le forme e le misure, parlo di pali della luce infilati nel bosco, parlo di km e km di cavi elettrici di grosso spessore, parlo di isolatori in vetro, parlo degli stessi lavori che abbiamo visto essere necessari per i lampioni, ma in situazioni più critiche e quindi più specializzate e costose...
Parlo dei sopralluoghi per poter realizzare queste opere mastodontiche di tonnellate di ferro, parlo di questo ferro che chissà da dove arriva con il suo carico di violenza alla Terra e talvolta agli uomini, della sua lavorazione e del suo trasporto, parlo degli elicotteri che fanno i sopralluoghi per il controllo strutturale e boschivo di questi mostri e poi, alla fine, parlo delle nostre bollette e del fatto che ci sia ancora chi si sorprende se le bollette elettriche - ma per una simile serie di fatti anche le altre - siano così alte...
Di certo i gestori - e questo sorprenderà forse qualcuno ;-) - non fanno quel che fanno per buon cuore o amore della popolazione, e di sicuro non lo fanno a loro spese: di sicuro dovranno ammortizzare nei più brevi tempi possibili i loro investimenti e li dovranno anche mantenere efficienti attraverso il lavoro di persone appositamente assunte e preposte.
Di certo ogni traliccio installato costerà al gestore una cifra inimmaginabile a noi che non siamo del settore, di certo un solo traliccio non sarà sufficiente, di certo il gestore vorrà guadagnare da questa nuova opera.
E c’è chi si meraviglia se la corrente elettrica è sempre più cara!
Aggiungo che, a ben guardare, probabilmente non è nemmeno il gestore a imporre questi aumenti: siamo probabilmente noi con le nostre egoistiche abitudini, con la nostra crescente pretesa elettrica a far si che quello che c’è non basti mai: tutto elettrico, persino cose come l’asciugatrice, come se non fosse nella natura stessa delle leggi della fisica che i panni con tempo e aria si asciughino spontaneamente...
Vogliamo tutto e subito e senza fatica, e si sprecano macchine elettriche per il caffè (e spesso con tanto di cialde da produrre e da smaltire), robot da cucina di ogni sorta, forni a microonde usati spesso solo per scongelare, apparecchi in costante standby, tapparelle elettriche, cancelli elettrici, dispositivi elettrici anche solo per irrigare il giardino, dando per consolidate tra i generi di prima necessità lavatrici, lavastoviglie, aspirapolvere, fon e frigoriferi...

E poi luci e luci e luci 24 ore su 24! Negozi, strade, luminarie, uffici, insegne...

Diventa logico che davanti a tanta richiesta chi, su questa richiesta si arricchisce, sia ben contento di investire e guadagnare ancora di più! E allora si attrezza per tirar su una nuova linea elettrica, con tutto il suo carico di materiali, personale e attrezzature...e di ricarico in bolletta!

Ah, non siete stati voi a voler tutta quella corrente?
Siete di quelli che non usano il condizionatore, che fanno il caffè con la moka, che aprono il cancello a mano, che non prendono l’ascensore ?
Mi congratulo che ci siate.
Ah...beh, si, è normale: non potete abbassare il costo della corrente elettrica: potete pagare meno perché ne consumate meno, ma allo stesso prezzo degli altri.
Ma no, suvvia, non dovete restarci male!

Dovreste aver compreso, almeno voi, voi che qualcosa state tentando di fare, che non è possibile agire senza essere in relazione e risonanza o dissonanza con gli altri!
Le nostre vite si sovrappongono, si sommano. E se in 1000 consumano quantità ingenti di corrente, contro voi che siete in 2, la situazione continuerà a ripetersi. Così come l’inquinamento che è affare di tutti, o il taglio degli alberi, o l’inquinamento dell’acqua, o le fughe radioattive...
E non c’è salvezza in alcun luogo che non sia quello del cuore, seguito però dall’azione!
Voglio dire, ad esempio nel caso delle bollette, che la corrente costerà sempre di più fino a quando i gestori nel proprio interesse e nella soddisfazione delle richieste continueranno a fare e a manutenere tralicci e linee elettriche. Ma se ciascuno iniziasse a fare a meno anche solo di un singolo apparecchio, se le linee cominciassero a produrre più del necessario, ci sarebbe una naturale inversione di tendenza: i tralicci non sarebbero probabilmente smantellati, a meno che non possano trovare ulteriore luogo di utilizzo, ma almeno si consumerebbe meno energia e i prezzi non avrebbero più modo si impennarsi ulteriormente. E anche la Natura ringrazierebbe.
Ma non si tratta solo delle bollette: davvero, noi siamo collegati in modo inequivocabile e inscindibile: ogni nostra scelta individuale ricade, nel bene o nel male, anche nell’ambiente che ci circonda: cose banali come ascoltare un programma di musica, in perfetta innocenza, o anche yastaradio!, possono comunque infastidire o compiacere qualcuno in
base alla sua sensibilità, così come i famosi climatizzatori, i parcheggi asfaltati o di cemento, vanno a influenzare l’ecosistema portando più siccità e calura, a discapito di tutti...

Le cosiddette comodità, a che prezzo collettivo le facciamo nostre?
Oh, lo so bene che queste cose ve le ho già chieste, ma non è detto che non ci siano nuovi ascoltatori... Non è detto che qualcuno sentendosi stimolato non decida di cominciare ad agire in modo inatteso e immediato.


Non è più tempo, questo, di dire “Non ti riguarda”. Ci riguarda tutto, ci riguarda tutto perché siamo alla frutta, ormai, come pianeta.
Alla frutta, poi! E’ un’espressione ancora opulenta e ghiotta! Ma non è più tempo per permettersi il lusso dei capricci senza ricordare cosa comporti la loro creazione, non è più tempo per essere incoscienti negli acquisti, nelle scelte produttive, nelle scorciatoie etiche. Non è più tempo per riempirsi le tasche con produzioni ad alto rendimento economico ma anche a alto consumo idrico e di antiparassitari, non è più tempo di avere sempre tutto nuovo, non è più tempo di raccontarsi che inquinare in qualche luogo remoto non danneggerà nessuno... ora lo sappiamo bene che la Terra è una, è rotonda, e ha una sola atmosfera. Lo sappiamo bene che le acque inquinate si mescolano ad acque pulite e si spostano con le correnti, lo sappiamo bene che chi mangia pesce, non lo alleva nella vasca da bagno di casa con acqua distillata, ma arriva chissà da dove e con quale carico di scorie, metalli e porcherie varie che chi ne mangia introduce nel proprio organismo....


Le sappiamo tutti, queste cose.
La difficoltà è decidere che conti più la Vita che la soddisfazione immediata, decidere che la nostra salvezza implica anche la salvezza degli altri, decidere che si può fare a meno di molte cose ma non della salute e della Vita, decidere con la nostra testa e con il nostro cuore cosa ci serve e cosa no...

La difficoltà sta nello spegnere la luce...per vedere ancora le stelle...


Vi saluto e ringrazio tutti, compreso il resto della mia splendida Ciurma e il Capitano della Baia di yastaradio, ma nel bordeggio di fine puntata, in tema di collettività, vorrei rivolgere a tutti un invito: un gentilissimo volontario dell’AVIS mi ha caldamente chiesto di trasmettere in tutti i modi possibili la necessità di ricevere donazioni di sangue (non necessariamente attraverso l’AVIS): ne serve davvero moltissimo. Non mi ha chiesto sostegni in denaro per l’associazione, ma proprio esplicitamente SANGUE!
Dicevamo che non è più tempo di guardare al proprio personale interesse: chi può, faccia questa azione civica per gli altri, ma anche per sé: potrebbe aver qualcuno da ringraziare, prima o poi nella vita!


Donate il sangue se potete.
...e almeno condividete questo messaggio!
Grazie a nome di tutti quelli che sanno quanto questa pratica sia importante.
La vostra eli the worst vi aspetta per le repliche del giovedì e del sabato alle 11.00...minuto più, minuto meno... ciao! 

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