Paflasmòs

giovedì 1 aprile 2021

#liberacondivisione - "LA PERFEZIONE, QUESTA INGANNATRICE! ", Bastiàn Contrario


LA PERFEZIONE, QUESTA INGANNATRICE! 



[...] Sembra strano parlare di pregiudizi, quando la regina indiscussa della puntata, come recita il titolo, sarà la Perfezione!
Chi non resta incantato e affascinato da linee pulite, eleganti, precise?
Chi non resta colpito da una pelle liscia, levigata, omogenea?
Chi non resta basito e frastornato davanti a una vera opera d’arte?
Chi non resta trasecolato e estasiato da una meccanica ineccepibile?
Chi non resta ben impressionato da una relazione presentata senza cancellature, senza sbavature, senza errori ortografici?
Insomma, potrei anche pensare che stiate chiedendovi di cosa mai io voglia discutere, a questo punto, perché, ecco, si, se c’è una cosa che poco si può fare riguardo alla perfezione, è parlarne: l’argomento…si esaurisce in se stesso!
Che cosa mai si può dire della perfezione?
Che ci lascia incantati, che è…perfetta, che ha dei caratteri così…così… … Che insomma, non è…
Ecco. Credo che l’argomento, salvo non voler ripetere con ridondanza le stesse cose, così come una primadonna scintillante sul palco si allontana con un sorriso smagliante, seguita dal suo occhio di bue, possa defilarsi con eleganza da questa trama.
E dunque, fuori scena la perfezione, cosa resta?

Per me, eli the worst, resta.....

eli the worst con voi anche questa volta, Pirati di ogni Dove: di Terra, di Radio e di Rete. Con voi una volta di più per salutarvi con un caloroso “Salute”, come è ormai mio costume. 
Gli argomenti sono tanti, nella mia mente, e ogni volta sceglierne uno solo… a volte mi è stretto, così sto pensando di riprendere, senza impegni temporali, a fare di tanto in tanto qualche puntata estemporanea di Bastian Contrario – Amici di chiacchiera, da pubblicare sull’omonimo podcast… Magari, di tanto in tanto, fate una capatina… potrei sorprendervi!

Però intanto, Oggi, dove vi porterò con il mio bordeggio? Da dove partiremo, ma soprattutto, dove approderemo tra racconti, riflessioni e considerazioni?
Salite a bordo, aprite il cuore e lasciate alla deriva i pregiudizi…

Sembra strano parlare di pregiudizi, quando la regina indiscussa della puntata, come recita il titolo, sarà la Perfezione!
Chi non resta incantato e affascinato da linee pulite, eleganti, precise?
Chi non resta colpito da una pelle liscia, levigata, omogenea?
Chi non resta basito e frastornato davanti a una vera opera d’arte?
Chi non resta trasecolato e estasiato da una meccanica ineccepibile?
Chi non resta ben impressionato da una relazione presentata senza cancellature, senza sbavature, senza errori ortografici?
Insomma, potrei anche pensare che stiate chiedendovi di cosa mai io voglia discutere, a questo punto, perché, ecco, si, se c’è una cosa che poco si può fare riguardo alla perfezione, è parlarne: l’argomento…si esaurisce in se stesso!
Che cosa mai si può dire della perfezione?
Che ci lascia incantati, che è…perfetta, che ha dei caratteri così…così… … Che insomma, non è…
Ecco. Credo che l’argomento, salvo non voler ripetere con ridondanza le stesse cose, così come una primadonna scintillante sul palco si allontana con un sorriso smagliante, seguita dal suo occhio di bue, possa defilarsi con eleganza da questa trama.
E dunque, fuori scena la perfezione, cosa resta?

Per me, eli the worst, resta la Vita.
Perché dico la Vita?
Perché per me è chiaro, lampante, inequivocabile: tutto ciò che è perfetto, secondo l’accezione comune, per me appartiene alla dimensione di quella parte di realtà cui manca il cosiddetto soffio vitale!
Certo, potreste contestarmi immediatamente dicendomi che, comunque sia, una musica eccelsa e magistrale, un affresco strabiliante, un motore sincronizzato, un’abitazione pervasa dalla miglior tecnologia domotica, sono senz’altro frutto della mente vivace e della sensibilità di qualche genio del settore…
Non potrei che convenirne…ma rilancerei con una domanda: se non ci fossero un uomo o una donna, o un gruppo di persone insieme a pensarle, certe cose, a realizzarle, che ne sarebbe delle stesse? In quale indefinita dimensione resterebbero per sempre sospese? Esatto: senza Vita, in questi casi rappresentata dall’essere Umano, non esisterebbero nemmeno…
Lo stesso si dica della pelle cui facevo riferimento poco fa… Ma perché, allora, ho tirato in ballo la perfezione?
L’ho tirata in ballo per rimetterla un po’ al suo posto: non per negarne il fascino, ma per denunciarne, se così posso dire, l’artificio.
La perfezione è diventata qualcosa di ingombrante, quasi come quando Guccini cantava di Bologna, “signora dai fianchi un po’ molli, col seno sul piano padano ed il culo sui colli”, che per quanto io ami e abbia vissuto Bologna con tutto il cuore e la passione della mia adolescenza, in quest’immagine mi pare una donna dipinta da Botero, che però si adagia invasiva e soffocante in ogni dove, riempiendo ogni solco e pertugio della pianura e dei colli con la sua opulenza, straripando anche sui lati…

Insomma, un’immagine tutt’altro che edificante, ai miei occhi…Ma tant’è: in questi frangenti che potrebbero apparire discutibili, mi trincero dietro al nome che non ho scelto a caso, del mio programma: Bastiàn Contrario.
La perfezione, ingombrante appunto, ci vorrebbe tutti privi di difetti, fossero questi di natura estetica, culturale, generazionale, abitativa…ma soprattutto ci vorrebbe immacolati davanti al giudizio.

Intanto c’è da chiedersi di chi sia questo giudizio e cosa voglia dire immacolati, perché, e spero che questo sia chiaro per tutti, il maggior tranello del linguaggio è la sua soggettività interpretativa, tanto che persone con idee e ideologie diametralmente opposte, spesso utilizzano esattamente gli stessi aggettivi per descrivere i propri punti di vista.
Per me, personalmente, il giudizio è qualcosa dal quale mi sforzo costantemente di prendere le distanze, perché, anche in questo caso, è la Vita a fare la reale differenza tra una situazione e l’altra.
E se per “immacolati” si intende che qualcuno non ha mai sbagliato…beh, in questo caso la mia opinione parte da sé e senza filtri e si sfrangia in tre possibili panorami: il primo, il più improbabile, è rappresentato da qualcuno che manifesta spontaneamente la propria natura divina…ma mi ricordo immediatamente che nemmeno il Cristo o il Budda hanno vestito Vite esterne alla quotidianità concreta; il secondo che qualcuno sia rimasto talmente al di fuori dalla quotidianità, dai sentimenti, dalle emozioni e dalle umane fragilità ed esperienze, da essere più simile ad un robot che a un essere umano, il terzo – e più probabile – che sia tutta una maledetta maschera!
Forse vi chiederete perché abbia scelto questo argomento: è semplice. Non credo nella perfezione innata, ma credo nell’esperienza che trasforma!


Sono stanca di etichette e di pregiudizi, sono stanca di buoni e cattivi (troppo spesso definiti chissà con quali criteri), sono stanca di giudici autoeletti che non dimenticano nulla e che non perdonano, sono stanca che alla Vita non venga riconosciuta l’essenza di sé stessa: il cambiamento.
Sia chiaro, quando parlo di giudizio e di perdono o non perdono, non parlo di lasciare impuniti reati, tanto meno quelli gravi, che tuttavia sembrano ancora avere margini di flessibilità superiori a quelli minori, ma parlo di permettere alle Persone di fare quello che tutti facciamo: sbagliare e correggerci!
Non è questo che fa anche il bambino quando impara a camminare? Quando impara a parlare? Quando impara a scrivere, a fare i conti, a giocare a palla, ad andare in bicicletta? Non è attraverso i nostri errori che evolviamo?
Vedete, io sto cercando di osservare un po’ il mondo, e soprattutto mi rattristano le discriminazioni, di qualsiasi tipo esse siano: da quelle di confine, a quelle di genere, a quelle religiose (più spesso bigotte che religiose), a quelle di appartenenza politica, a quelle razziali (che se non fossero dolorose, mi farebbero pure sorridere, dal momento che di solito colpiscono in maniera prevalente gli Africani, dai quali, secondo diverse letture che ho fatto, discendiamo tutti), a quelle nei confronti dei portatori di handicap e di tutte le minoranze in generale.
Quello che mi lascia esterrefatta, è che il nuovo millennio, il cui confine è stato ormai varcato, foriero come dovrebbe essere di novità, di benessere, di slancio verso il futuro
( Caspita! Siamo nel 2000! Quanti libri, film e fumetti ci hanno proiettati verso tempi e realtà inimmaginabili! Tutto tecnologico, tutto appianato… al massimo, ahimè, ancora lotte di potere: il resto tutto sdoganato) e invece sembra che si sia fatto il giro di boa, come se l’apice del benessere e del rispetto per l’essere Umano, almeno per quanto riguarda l’Italia, si fosse esaurito verso la fine del secolo scorso!
Dall’emancipazione sessuale all’essere tornate puttane, dal diritto alla maternità consapevole e scelta a chi impedisce il diritto all’aborto (come se abortire fosse cosa così facile e lieve per una donna), dai diritti dei lavoratori – con malattie, permessi, ferie pagati – ai lavoratori a contratti determinati o a chiamata che rendono le persone schiave del lavoro e non più emancipate grazie al lavoro.
E il problema è che in tutte queste situazioni che ho descritto, la percezione che ho è quella che tutte queste persone siano considerate “sbagliate”, sbagliate agli occhi di qualcuno che si ritiene in qualche modo giudice senza titolo e senza toga delle Vite degli altri, diventandone talvolta addirittura aguzzino.

Si, mi rendo conto che ho introdotto anche un altro argomento, in puntata, ma procediamo. Se riprendiamo in esame i pochi esempi che ho fatto, sembra addirittura che ad essere sbagliata sia la libertà di manifestarsi come individui, individui nel senso di esseri dotati delle proprie uniche mescolanze di peculiarità.
Non esistono individui e Vite uguali tra loro!
Sembra banale, dirlo, ma è così e troppo spesso non ci si pensa!
Nemmeno gemelli omozigoti possono dire che le loro individualità, per quanto simili, sono identiche: perché le esperienze che fanno nella vita, anche intrauterina, paradossalmente, non sono le stesse, perché le sensibilità non sono le stesse, perché nemmeno il braccio di mamma o di papà che li solleva da terra può essere lo stesso nel medesimo momento! Perché uno può cadere e rompersi la gamba e l’altro no, perché potrebbero avere insegnanti diverse! Perché uno può essere più intelligente e l’altro più sensibile, uno più

introverso e l’altro più estroverso!
E forse essere individui unici, per quanto parti inscindibili del tutto dell’Universo, è quasi un dovere, oltre a una necessità interiore!
Che non si è mai capito bene perché, proprio coloro che maggiormente negano la libertà di azione e di pensiero degli altri, siano anche coloro che più pretendono di esercitare invece la propria, anche a discapito della Vita stessa di altri!
Ma alla fine, cos’è questa libertà se non la manifestazione degli sforzi soggettivi, fatti in base alla propria condizione, al proprio vissuto, alla propria sensibilità, alla propria bruciante voglia e necessità di dare un senso alla propria vita, al desiderio inarrestabile di cercare di migliorare?
Dunque, tutta questa perfezione che viene osannata a cosa si riduce, nella concretezza dei fatti?
Oggettivamente, chi sbaglia? E perché?
E qual’è la differenza tra l’errore e l’esperienza? O sono semplicemente fatti correlati tra loro?
Ad esempio, e mi metto in gioco io: mio marito non è certo stato il mio primo amore, se l’ho sposato a 43 anni essendo già nonna!
E no, non sono divorziata. Ho semplicemente scelto che una gravidanza, per la quale non sarebbe stato il giusto tempo, doveva andare avanti, perché mai avrei voluto negare a una Vita l’occasione di manifestarsi.

La mia domanda è: ho sbagliato ad innamorarmi troppo giovane, quando non avevo esperienza per valutare chi avevo incontrato, come se poi i sentimenti fossero orientabili dalla mente?
Oppure: ho sbagliato a crescermi mia figlia con le forze mie e della mia famiglia e ad amarla con tutta me stessa?
O ancora: ho sbagliato a non abortire, ovviamente in modo segreto, e a vestire i panni della “brava ragazza” di “buona famiglia”?
Sia chiaro, che non mi sono mai sentita sbagliata nella mia scelta, e senza nemmeno pensarci, se mi trovassi ancora in quel momento, sceglierei ancora mia figlia e la mia storia.
Ma tra le ipotesi che ho prospettato, CHI potrebbe davvero dire SE ci sia una via perfetta e senza macchia?
Con quale titolo qualcuno avrebbe potuto indicarmi la via per la mia Vita o giudicarmi per la direzione che ho preso?
E da quale prospettiva?
Per le mie amiche del tempo, sono stata coraggiosa e in gamba: quindi …perfetta. …e sono diventate tutte “zie” della mia bambina!
Per mia figlia…e la posso capire, sbagliata, perché le ho fatto vivere una vita incompleta affettivamente.
Per la mia famiglia, magari avrei potuto non restare incinta, ma “meno male che non ho voluto sposare quel ragazzo”…
Per il prete, se mi fosse importato, sarebbe stato un bel dilemma: peccatrice per aver fornicato o peccatrice se avessi abortito …nomine patris et filii et spiritus sancti, amen!
Per le mie zie anziane, la vergogna della famiglia, la cugina da non far mai frequentare alle loro irreprensibili nipoti, che comunque hanno scelto strade ben diverse da quelle auspicate dalle zie..
Quindi, come si può essere perfetti sotto tutti i riflettori di una Vita?
E come si può fare esperienza della Vita se non la si assaggia?
Perché la Vita è un evento un po’ strano…
E’ qualcosa che si compone in divenire, alla faccia di qualsiasi progetto…
E nel suo divenire, ripeto assolutamente e indiscutibilmente – almeno a livello concettuale – soggettiva e unica!
Si può tornare indietro?
NO, mai. Ma a cosa serve vivere se non a conoscere se stessi e ciò che ci circonda?
E come la conosciamo, la Vita, se non ci relazioniamo con essa?
Quando è che sbagliamo davvero, e non per una fantomatica richiesta esterna di precisione e infallibilità?


Posso rispondere solo per me stessa, per quello che io credo e mi sembra valido: sbagliamo quando crediamo che la nostra Vita sia più importante della Vita degli altri.
Quando cerchiamo di costringere gli altri in situazioni che li umiliano, che li derubano della propria dignità, della propria libertà di scelta e della propria ricerca di sviluppo e miglioramento, o della vita stessa.
Sbagliamo quando giudichiamo la Vita degli altri indipendentemente dal fatto che non leda la Vita di nessun altro.
Sbagliamo quando neghiamo a priori la possibilità che qualcuno comprenda i propri eventuali errori e possa dare una nuova svolta alla sua consapevolezza e al suo agire, perché è solo quando si comprende che poi si cambia.

E se ho davvero sbagliato e poi, comprendendo il mio errore cambio in meglio, pretendo che mi sia riconosciuto il cambiamento, che mi sia tolta l’etichetta che avevo dato l’occasione di mettermi.
Io reclamo il mio – e il vostro – diritto di essere felicemente imperfetta e vera. Felicemente, o dolorosamente, a volte, ma coraggiosamente Viva e autentica.
Libera dal pregiudizio che per sua natura è castrante.
Consapevole che il pregiudizio mi condiziona quando io me lo riconosco addosso…
Ah, volete sapere come si è poi evoluta la mia situazione di Madre single?
Come quella di ogni altra giovane Donna, direi.
Ho studiato, ho lavorato, sono andata a concerti e in discoteca qualche volta, ho recitato in una compagnia amatoriale, ho condiviso un sacco di esperienze con mia figlia, sono stata corteggiata, mi sono innamorata – o ho creduto di innamorarmi – qualche volta, sono solo stata più attenta a non farmi ingannare dalle apparenze dei giovanotti che mi cercavano, ho ricevuto un paio di proposte di matrimonio che non ho accettato e ho scelto di sposarmi solo tardi, quando finalmente una voce dentro mi ha urlato forte: Gabriele è quello giusto con cui puoi condividere il resto della tua Vita.


Se dovessi misurare con una scala segnata dai rimpianti la perfezione della scelta che ho fatto, si, come Donna la considererei perfetta. 

Avrei dovuto essere più sensibile come Madre, ma quella è un’altra storia…


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