Paflasmòs

lunedì 8 marzo 2021

#liberacondivisione - "Io non sono Principessa", Bastiàn Contrario


IO NON SONO PRINCIPESSA

Mimose, dicevamo prima. Mimose, ma anche papaveri, rose, margherite, viole, gigli, nasturzi, dalie, ciclamini, tarassachi, eliotropi, agapanti, stramoni, aconiti, narcisi, ixie, gladioli… 

    

[...] Credo che la Festa della Donna sia una delle giornate più complesse, più contraddittorie e più strumentalizzate di cui parlare e credo che nessuno, in poche righe, possa davvero percorrerne i meandri, non fosse altro che per un argomento del genere…nemmeno il filo di Arianna sarebbe univoco e universale...   

...e vi parlerò di immagini, come istantanee illuminate da lampi sul mare, nella notte.

8 marzo. Mi si para immediato, davanti agli occhi della mente, un bel numero otto, chissà perché color blu, dalle linee curve e piene, dal bel design, sul quale poggia tra nastrini di raso, una cascata di soffice Mimosa.

Premetto che la Mimosa è uno dei fiori che più amo, per la sua luminosità, per la leggerezza e l’aspetto soffice dei suoi morbidi pallini, per la fragranza inebriante con la quale satura gli spazi: teoricamente già questo dovrebbe ben dispormi nei confronti di questa giornata…

E invece no. Nemmeno questo mi stuzzica in modo positivo....

[...] Ma osservatela, la Mimosa. Staccata dal suo ramo, nel giro di poco secca, perde l’esuberanza, perde l’elasticità e il turgore, la vitalità.  In un’epoca come la nostra, di femminilità ri-negata, questo fiore reciso, strappato, tolto a forza dalla propria naturale sede di sviluppo, dal proprio albero, per riempire vuoti umani e culturali ed essere nel giro di breve abbandonato o buttato, beh, portate pazienza senza dimenticare che sono Bastian Contrario, ma a me non evoca nulla di buono, in termini simbolici, anzi, tutt’altro!

eli the worst – “Io non sono Principessa”

Salute a voi, Pirati di Radio, di Terra e…di Rete

Siamo in odore di Festa della Donna e, cosa insolita per me, cavalco l’onda, per una volta, una tra le tante, nel clamore del momento.Ma sono sempre eli the worst, conduco sempre Bastian Contrario e seguo la mia rotta incurante del fatto che altri la percorrano o meno con me o l’abbiano percorsa prima di me.

Credo che la Festa della Donna sia una delle giornate più complesse, più contraddittorie e più strumentalizzate di cui parlare e credo che nessuno, in poche righe possa davvero percorrerne i meandri, non fosse altro che per un argomento del genere…nemmeno il filo di Arianna sarebbe univoco e universale…


E dunque? Oggi, dove vi porterò con il mio bordeggio? Da dove partiremo, ma soprattutto, dove approderemo tra racconti, riflessioni e considerazioni?

Salite a bordo, aprite il cuore e lasciate alla deriva i pregiudizi…e vi parlerò di immagini, come istantanee illuminate da lampi sul mare, nella notte.

8 marzo. Mi si para immediato, davanti agli occhi della mente, un bel numero otto, chissà perché color blu, dalle linee curve e piene, dal bel design, sul quale poggia tra nastrini di raso, una cascata di soffice Mimosa.

Premetto che la Mimosa è uno dei fiori che più amo, per la sua luminosità, per la leggerezza e l’aspetto soffice dei suoi morbidi pallini, per la fragranza inebriante con la quale satura gli spazi: teoricamente già questo dovrebbe ben dispormi nei confronti di questa giornata…

E invece no. Nemmeno questo mi stuzzica in modo positivo: innanzi tutto, banalmente, la solita cosa scontata: la strumentalizzazione commerciale che spinge chiunque a offrire mimosa a profusione, indipendentemente da valenze altre, aggiunta all’immagine di meravigliosi alberi dalle gialle cascate, mutilati brutalmente per privarli fino all’ultimo dei loro ramoscelli…

E già qui, un ulteriore brividino lungo la schiena… So che l’origine di questo gesto, ha radici simboliche importanti e di riconoscimento della resilienza e della forza delle Donne, che queste piante, rustiche, non si lasciano abbattere facilmente e crescono su ogni terreno, e mi sembra quasi di offendere le altre Donne con questa mia riflessione inversa, ma io vedo un fiore davvero speciale, capace di farsi notare con immediatezza, di esternare tutta la propria energia… reciso e negato.

So che agli albori le intenzioni di Teresa Mattei erano di tutt’altro segno. Ma osservatela, la Mimosa. Staccata dal suo ramo, nel giro di poco secca, perde l’esuberanza, perde l’elasticità e il turgore, la vitalità. In un’epoca come la nostra, di femminilità ri-negata, questo fiore reciso, strappato, tolto a forza dalla propria naturale sede di sviluppo, dal proprio albero, per riempire vuoti umani e culturali ed essere nel giro di breve abbandonato o buttato, beh, portate pazienza senza dimenticare che sono Bastian Contrario, ma a me non evoca nulla di buono, in termini simbolici, anzi, tutt’altro!

Vedo giovani Donne, piene di Vita, che vanno incontro alla Vita, spinte e motivate come i fiori dai concimi, le vedo iniziare percorsi, perseguire sogni e obbiettivi, studiare, intraprendere carriere, col sorriso sulle labbra, il cuore forte, la testa alta, il coraggio dell’età e la determinazione di realizzare i propri sogni, il proprio profondo Valore, a contribuire con tutte le forze nella propria Società. Le vedo tendere verso l’alto, come i fiori verso il Sole!

Ma quando arrivano alla soglia della maturità della loro realizzazione, in quel lasso di tempo che sta tra il bocciolo e la piena fioritura…zzzack! Arriva una mano che recide quel fiore…

E sono storie di Donne laureate che hanno rinunciato alla propria professione, alla propria passione e al proprio mestiere per sostenere le famiglie, Donne che hanno firmato dimissioni in bianco, Donne che hanno abortito per non perdere il lavoro, Donne che vengono umiliate, sorpassate, negate, atterrate, schiacciate…uccise! Come i fiori di Mimosa.
Certo, hanno mille risorse le Donne: si reinventano, si rialzano, ricominciano, si rinnovano, si adattano, non mollano, lottano come l’indole animale dell’essere femmina da sempre le guida a fare.
Ma non saranno più mimosa in fiore in tutta la propria potenza, saranno altro!

Certo, non tutte le Donne vengono negate o si negano, non tutte le mimose vengono recise, e di Donne straordinarie ne incontro sempre di più. Così, come incontro Uomini che riconoscono senza difficoltà la diversità paritaria e sacra di ogni Donna: né le une, né gli altri hanno bisogno di Mimose…

Poi, in relazione all’8 marzo, beh… si, lo so, ho uno sguardo poco complice, ma… tutti quanti avrete partecipato alla Festa della Birra, o del Riso, o degli Asparagi, o meglio della Porchetta o dell’Aringa! Ditemi, cosa accomuna tra loro tutte queste feste, se non che il soggetto festeggiato… viene allegramente fatto fuori e ingurgitato?

Anche queste tradizioni poco mi invogliano ad essere soggetto da festeggiare una volta all’anno!

Del resto, cosa viene festeggiato in questi casi? Viene festeggiato il risultato ottenuto, ossia un prodotto (e io, Donna, non voglio assolutamente essere un prodotto!) che soddisfi le esigenze di chi ne fa uso! Perdonatemi, forse sembrerò sfuggente o egocentrica, ma io non ho nessunissima intenzione di essere usata, o di costruirmi su misura per assecondare desideri altrui! Può essere che i miei desideri ben si interfaccino con quelli di qualcun altro, ma non che siano veicolati e contenuti per soddisfare esigenze di qual si voglia tipo, di altri! 

E poi, cosa vuol dire, festa della Donna?
Posso capire la festa di Laurea! Qualcuno ha sostenuto con impegno un percorso di propria scelta e sta realizzando, o cercando di realizzare, se stesso.
Ma cosa vuol dire, festeggiare la Donna?

Ma avete presente cosa state dicendo quando pronunciate la parola Donna?

State nominando l’intero Universo e tutti i suoi fenomeni!

Come pensate di contenerlo nell’espressione “festa della Donna”?

Come pensate di contenerlo nel tempo esiguo di una singola giornata all’anno?
Nemmeno gli stereotipi hanno più la capacità di rappresentarci!
C’è stato un tempo in cui le Donne, loro malgrado, erano inserite in categorie dai confini rigidi e precisi: le madri, così pudiche che ci si sorprende che abbiano potuto procreare!, 
le mogli, le pie donne, le amanti, le meretrici, le svergognate, le zitelle…

Ma ora? Nemmeno la nostra identità sessuale ha più confini certi!
E si pensa di poterci contenere e arginare mettendoci sotto i riflettori, falsi appunto come quelli di uno show, per poche ore all’anno?


Mimose, dicevamo prima. Mimose, ma anche papaveri, rose, margherite, viole, gigli, nasturzi, dalie, ciclamini, tarassachi, eliotropi, agapanti, stramoni, aconiti, narcisi, ixie, gladioli…

Ciascuna di noi ha personalità, sogni, ambizioni, speranze, tabù, desideri, paure, espressioni, vulnerabilità e dolori diversi… ognuna di noi ha compiuto azioni che possono apparire encomiabili o deprecabili, ma per le quali ci portiamo addosso la nostra personale soddisfazione o fatica o dolore o cicatrice, senza necessariamente essere comprese o condivise da altri ma nemmeno da altre, perché nemmeno tra noi ci è facile trovare un comune denominatore…

Come si può pensare di fare di noi un unico emblema, un unico stereotipo?

Lo so, continuo a scusarmi per questa mia visione delle cose, probabilmente figurando ingrata nei confronti di chi, con fatica, col proprio sangue, ha aperto strade inimmaginabili per le Donne del tempo! E sicuramente c’è stato un tempo in cui questa Festa ha avuto davvero senso di esistere, come un cuneo che spacca e apre le menti. E posso sinceramente dire grazie per quei primi, grandi e coraggiosi passi… Ma sono certa che la migliore delle forme di gratitudine sia quella di espandere quegli sforzi. Di potenziarli al massimo esponente, uscendo da etichette e cliché…

Smettiamo di sentirci gratificate da quattro palline gialle ficcateci in mano una volta all’anno!

E poi, e poi si, lo dichiaro a gran voce: io non voglio le quote rosa!

E’ umiliante e ingiusto che qualcuno abbia proposto e qualcun altra abbia accettato quote rosa! Non siamo una specie in via di estinzione che deve essere tutelata!

Che poi, tra l’altro, le avete viste ancora quelle povere bestie rappresentanti di qualcosa che sta sparendo? Molte di loro sono vittime sacrificali per un ipotetico bene superiore di mantenimento in essere della specie. Tornando alle quote rosa e a quei poveri Principi Azzurri delle favole… ma da dove proviene un’idea così meschina della Donna nei secoli e nel presente?

No, lo chiedo perché da bambina mi si raccontavano favole, o meglio fandonie, su quanto la donna fosse rispettata, fosse fragile, fosse incapace di cavarsela e andasse protetta da qualcuno che se ne prendesse cura, quasi che a essere Donne, ci si portasse appresso una sorta di disabilità congenita di genere…


Poi però, si vedevano donne fare fatiche pazzesche in ogni situazione: dai campi, alle pulizie, all’acqua da portare, alle bestie da accudire, alle famiglie numerose da governare dai chilometri da percorrere a piedi o in bicicletta, ai lavori in fabbrica, all’assistenza ad anziani e malati… e allora le forze dovevano emergere, eccome!, poco contava se eri una scricciolina di 50 chili. Dovevi farcela e basta.

E allora, da dove caspita sono nate le leggende metropolitane della cavalleria?

Diciamo che non è esattamente un problema. O meglio, lo è fino a quando convince qualcuna di noi di essere inabile all’autogestione della propria Vita e delle proprie scelte. Lo è fino a quando qualcuna crede di non essere abbastanza: abbastanza forte, abbastanza intelligente, abbastanza risoluta, abbastanza capace, abbastanza indipendente…

 

E in questo senso, le quote rosa sono davvero un abominio. Siamo la metà della popolazione. Siamo in grado di fare qualsiasi cosa faccia un Uomo e abbiamo bisogno di posti protetti e garantiti?

Cosa ci siamo dimenticate di noi stesse e del nostro valore, delle nostre capacità? 

Io sono una Donna, sono rimasta a lungo da sola per scelte personali e ho imparato a imbiancare, a cavarmela con l’idraulica, con il montaggio dei mobili, con l’elettricità, con la meccanica, con il campeggio, con la guida su lunghe percorrenze. Felice e soddisfatta di sapermela cavare un po’ in tutto, senza dipendere da nessuno. In alcune circostanze, senza dare nell’occhio, ho risolto problemi di questo tipo anche a qualche giovanotto.


Mi sono sentita dire più volte che io, etero, un tempo giovane e pure bella, non avrei trovato un uomo che mi amasse perché… sapevo arrangiarmi! 
Ecco il punto, nel mio caso: dunque? Quote rosa e festa dalla Donna non per incoraggiarci, per incentivarci, per riconoscerci, per farci fiorire! Ma per metterci addosso limiti in più, insicurezze in più, per farci sentire in difetto, tutelate? Tutelate, capite???!!!!!!

Senza voler mancare di delicatezza o di rispetto a nessuno, ma sono le persone malate a dover essere tutelate, e a quelle, magari la tutela manco la danno!


Io sono una Donna, non sono malata! Sono parte dell’altra metà della Specie Umana! Come dire che una gamba funziona e l’altra, per partito preso, è da tutelare perché non ce la fa!

Ho arti, cervello, organi di senso, dignità, capacità intellettuali, logiche, creative, empatiche…ma non sono né malata, né incapace, né fragile!!!

Non lo voglio un Principe Azzurro, che mi pare pure una barzelletta, né voglio venire svilita sentendomi considerata solo per il mio aspetto se è avvenente. Voglio esprimermi, mettermi in gioco, rischiare, farcela con le mie forze!

Non sono una Principessa, da servire e riverire e scapricciare!

Non sono un cartone animato! Sono vera e in carne ossa e sensi! E voglio sperimentarmi tutta, per intero! E spero con tutto il cuore, di essere in questo senso, portavoce di tutte le Donne…

So perfettamente di aver solo sfiorato la pregnanza dell’8 marzo.

So che avrei potuto coglierne altri aspetti, magari politici. Ma quello che rivendico, come sempre, rimane la dignità Umana, senza discriminazioni.

E non può esistere l’assenza di discriminazioni dove si sente ancora la necessità di sottolineare caratteristiche specifiche, di creare differenze, di evidenziare – se non inventare – aspetti del tutto secondari rispetto alla dignità intrinseca di ogni essere vivente.


Puntata 209 in onda tra 8 e 14 marzo 2021


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