Paflasmòs

domenica 7 marzo 2021

#liberacondivisione - "DIRADANDO NUVOLE NERE" con Lorenzo Rossomandi, Bastiàn Contrario


DIRADANDO NUVOLE NERE
(ispirato al pezzo di Lorenzo Rossomandi)
(immagine di Ca DiCa)

[...] Ma in un’Italia inviperita dalla limitazione alla libertà data da una mascherina protettiva, qualcuno si ricorda o ha sentito vagamente parlare di tutte le negazioni alla libertà che sono stati imposte dal fascismo?

Perché tutto va bene se ciò che viene negato è ciò che non faremmo comunque, e ciò che viene permesso è ciò che ci piace fare…

[...] ma resta sempre il problema: il problema dei tiepidi, il problema degli indaffarati, il problema dei pavidi, il problema degli ignavi, il problema degli incerti, il problema degli indifferenti

[...] Ma anche stare in casa in tempo di Covid ci ha messi tutti in difficoltà, in molti ha risvegliato l’indomita creativa ribellione che caratterizza l’Italiano tipo, quello un po’ furbetto che gode nel farla in barba agli altri e alle regole: eppure c’erano delle motivazioni, magari non credibili da tutti ma nemmeno così insensate.


(per soddisfacente cronaca, le firme raccolte per la Legge antifascista Stazzema sono state 241.000, malgrado la firma fisica, le restrizioni da covid, i Comuni non sempre collaborativi.
Siete invitati a mandare mail a supporto delle firme inviate)

Miei cari Pirati, compagni di bordeggio, oggi la mia puntata avrà un tocco di remo ben diverso dal solito, perché oggi a parlare con la mia voce, sarà il cuore di un Uomo che è stato un ragazzo, un tempo, uno di quelli che, come tanti, fanno le cose in scia, come si dice, seguendo senza mettere né malizia, né, tantomeno, consapevolezza le gesta più o meno esecrabili del trascinatore del momento.

A dire il vero, io ho sempre definito l’adolescenza quell’età dalla quale, se esci vivo, hai già vinto.

Non sempre ciò che si agisce sotto effetto della stupidera è necessariamente autolesivo: troppo spesso va a ledere gli altri.

Molto spesso ciò che ci fa ridere, fa morire dentro, e talvolta per davvero, qualcun Altro.

In questo caso, l’Autore, Lorenzo Rossomandi Junior è morto lui, dentro. E’ morto come in un rito iniziatico durante il quale muore il fanciullo e nasce a nuova vita l’Uomo ancora in bozzolo che gli viveva dentro, Lorenzo Rossomandi Senior, che scrive:

Lo ammetto…

“Faccetta nera” l’ho cantata anch’io.

Cerco scuse? No. Nessuna scusa. E nessuno ha colpa tranne la mia debolezza.

Erano gli anni ottanta e facevo la terza liceo. Il gruppo era affascinato dalla simbologia fascista. E io non ero abbastanza forte né abbastanza informato per tirarmi indietro. Sapete quando si prende una sbandata di gruppo? Nessuno riesce a fermarsi e nessuno sa di preciso cosa sta facendo.

Ma lo si fa. Perché pochi, a sedici anni, hanno il coraggio e le idee così chiare da andare in senso contrario rispetto al gregge. E io non ero tra quei pochi.

Ma mi ricordo bene la lezione.

Era l’ora di educazione fisica ed eravamo negli spogliatoi. Qualcuno iniziò con le prime due parole a intonare la canzone fascista.Tutti lo seguimmo. In un misto tra goliardico e infantilismo. Ma lo facemmo cantando a squarciagola. Sembrava che quella canzone ci unisse. Era bello. No, non fraintendete, non era bello ciò che cantavamo, ma era bello il modo in cui ci sentivamo un “branco”.

Poi un urlo sovrastò la nostra voce.

Un urlo disperato.

Il prof di ginnastica era sulla porta che urlava di smetterla.

Quello che ci colpì era il fatto che non fosse arrabbiato. Quello che colpì tutti noi era il fatto che ci stesse urlando di smetterla mentre stava piangendo.

Vedere una persona di quasi settant’anni piangere non è per niente bello.

Vedere il tuo prof piangere mentre implora di smettere di fare qualcosa è devastante. Facemmo silenzio.

Il prof diventò un giovane della nostra età. Piangendo ci raccontò di ragazzi come noi, suoi amici, messi al muro e fucilati. Di ragazze violentate mentre gli altri non potevano far altro che guardare. Di manganelli che spaccavano ossa. Di porte sprangate, di finestre rotte per entrare nelle case di chi non piegava la testa.

Una lezione di cinque minuti. Con le lacrime agli occhi e, a volte, le mani a tenersi la testa. Non finì con le nostre scuse. Non promettemmo niente.

Fini col nostro silenzio sbigottito. Rimanemmo così, in silenzio, per qualche minuto nello spogliatoio.

Ma quando uscii ero una persona diversa. Probabilmente lo diventammo tutti delle persone diverse.

A volte le lezioni più efficaci non si fanno in classe.

Grazie prof Basagni. Ovunque tu sia adesso.


Ecco, questo racconta di sé Lorenzo, il mio “pretesto” per aprire questa puntata.

Quando ho letto questo breve racconto, nel tempo di ingoiarne le parole, mi sono sentita Lorenzo “prima”, mi sono sentita addosso le risate e la cantata di giovani sguaiati ed eccitati, quasi li vedessi, e tra i quali anch’io, giovanissima, avrei potuto trovarmi a partecipare con la stessa inconsapevolezza di Lorenzo, mi sono sentita il Prof. Basagni e tutto il suo dolore dirompente come lava che scoperchia all’improvviso il masso che la trattiene, e tracima, bruciante, inesorabile, travolgendo senza fretta tutti coloro che trova sul suo cammino… e mi sono sentita impietrita, attonita, con la bocca aperta e il cuore gonfio, gli occhi bassi, vestita di vergogna, al cospetto della nudità esondante del cuore di quell’Uomo.

E ho riconosciuto e fatto mio il Lorenzo del “poi”.

Sapete bene che non è mia abitudine addentrarmi in luoghi che non siano quelli del cuore, quelli del sentire, quelli nei quali concimare Umanità.

Ma oggi, proprio grazie al racconto di Lorenzo, per una volta ho deciso di essere al passo, di parlare e agire sul tempo dell’attualità.

E’ amara attualità la crescita e la manifestazione di comportamenti e azioni contro la Persona, la sua Vita e la sua Dignità perpetrati in nome della più assurda delle presunzioni: la discriminazione, una discriminazione che evoca e rianima e rigenera il mostro comatoso ma mai estinto del fascismo e del nazismo.

Ma queste sono cose che sapete tutti: non serve che sia io a fare riassunti di Storia e a dare orrende notizie di cronaca.

Quello che invece in troppo pochi sappiamo, è che esiste un’iniziativa promossa da un Sindaco che, quasi per ironia della sorte data la pesante identità che si porta dietro questa città, si chiama Verona, Maurizio Verona.

Il 19 ottobre 2020 il Comitato Promotore, presieduto appunto dal Sindaco di Stazzema Maurizio Verona, ha depositato in Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare finalizzata a disciplinare pene e sanzioni verso coloro che attuano propaganda fascista e nazista con ogni mezzo, in particolare tramite social network e con la vendita di gadget. Tuttavia serviranno almeno 50 mila firme per portare la legge in Parlamento e questo risultato dovrà essere raggiunto entro il 31 marzo 2021, semplicemente firmando nei propri Comuni di residenza.

Potete tutti trovare ogni informazione necessaria per partecipare e per condividere questa iniziativa cercando su Facebook il gruppo Legge Antifascista Stazzema o rivolgendovi direttamente al sito http://www.anagrafeantifascista.it.

Personalmente sarei felice se a Roma arrivassero milioni di firme, anziché le 50.000 di base! Sarebbe importante dimostrare che per quanto sparpagliati, siamo in tanti a considerare inaccettabile una nuova orda di fascisti: ma resta sempre il problema: il problema dei tiepidi, il problema degli indaffarati, il problema dei pavidi, il problema degli ignavi, il problema degli incerti, il problema degli indifferenti.

Certo, costa fatica, costa tempo e costa impegno prendersi la briga di contattare il Comune, capire quando poter andare – soprattutto in tempo di Covid – e andare fisicamente, quando siamo ormai abituati a fare tutto con un click!

A volte costa anche qualche amicizia, prendere una posizione chiara davanti a certi valori condivisi o non condivisi, a volte può costare anche di più, certamente.

Ma in un’Italia inviperita dalla limitazione alla libertà data da una mascherina protettiva, qualcuno si ricorda o ha sentito vagamente parlare di tutte le negazioni alla libertà che sono stati imposte dal fascismo?

Perché tutto va bene se ciò che viene negato è ciò che non faremmo comunque, e ciò che viene permesso è ciò che ci piace fare…

Ma anche stare in casa in tempo di Covid ci ha messi tutti in difficoltà, in molti ha risvegliato l’indomita creativa ribellione che caratterizza l’Italiano tipo, quello un po’ furbetto che gode nel farla in barba agli altri e alle regole: eppure c’erano delle motivazioni, magari non credibili da tutti ma nemmeno così insensate.

Se invece si dovesse stare, appunto, anche semplicemente chiusi per volere di altri che a propria discrezione decidono della libertà di scelta e di azione di altri ancora che potremmo essere noi? Dalle persone che si possono e si devono frequentare, alle professioni lecite, all’espressione del proprio pensiero (in quest’epoca, poi, nella quale siamo tutti allenati a sputare fuori ogni singolo pensiero senza filtro alcuno, grazie ai social e ai vari reality televisivi), alla direzione che dovremmo dare ai nostri sentimenti, tanto per fare esempi veramente minimi!

E parlo solo delle limitazioni, non entro, con la mia fantasia, nelle azioni violente e coercitive, che verrebbero usate per ottenere tali soggettivi scopi!

Siamo ormai a rischio di essere sopraffatti dalla violenza, legittimata o quasi dal girarsi in là di troppe persone, dall’abbassare lo sguardo di altre, dal passare sopra raccontandosi che sono cose di poco conto o che succedono agli altri o che magari “se la sono cercata” (quanto rabbrividisco a queste parole!).

Troppe persone esaltano il proprio diritto di parola, la propria libertà d’azione, la propria realizzazione, ma non portano il benché minimo rispetto nel tentativo di salvaguardare lo stesso diritto quando si tratta di quello degli altri!

Ma ci è chiaro che questi “altri” possiamo essere noi, possono essere i nostri cari, possono essere i nostri figli, possono essere i nostri amici?

Io ce l’ho una vecchia zia nostalgica: lei aveva quella famosa tessera. Non è oggettivamente cattiva, si sente in pace con quel dio che venera, anche quando con un colpo di spugna guarda più in alto dell’orizzonte del mare per non vedere in faccia i morti portati dal quel mare, ma a lei i fascisti non hanno mai fatto del male: lei maestrina tutta scuola casa e chiesa e sguardo solo nel proprio orticello: ma se io fossi sua coetanea o quasi, probabilmente avrei fatto una gran brutta fine, morendo dentro, o morendo fuori, a seconda della prepotenza dello sbocciare della mia Vita in quel preciso momento storico.

E’ che lei manco si pone la questione: davanti a un pensiero diverso si cela dietro a un “basta basta non voglio sentire”, che probabilmente è quello che a suo tempo avrà fatto per non mettere in discussione tutta la sua Vita e soprattutto la sua coscienza.

Storia ben diversa da quella di Lorenzo e del suo Professore.

E adesso abbiamo gli strumenti e il dovere morale di pensare non solo alla nostra Vita, ma al futuro dei giovani e dei bambini già nati e in arrivo.

Facciamo di tutto per proteggere i nostri figli .

Davvero pensiamo che la loro libertà, il loro futuro, la loro incolumità fisica, la loro felicità valgano meno della fatica di andare in Comune a mettere una firma?

Perché, vedete, io mi trovo perfettamente d’accordo col pensiero di un giovane, Davide Monnetti, anche lui presente nel gruppo fb Legge Antifascista Stazzema, che scrive:

“Firmato a Pontassieve, fiero di fare parte di un comune dove l’antifascismo è normalità, esattamente come dovrebbe essere in tutt’Italia perché non può essere limitato solo all’appartenenza di un colore politico.

L’antifascismo deve essere un valore universale…Dai dai dai !!”

…e con questo, vi invito a trovare il tempo per andare ad apporre quella firma.

eli the worst



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