Paflasmòs

domenica 22 ottobre 2017

Clicca e ascolta "LE NOSTRE CASE: COSTRUIRLE O RISTRUTTURARLE?" Condividi "Bastiàn Contrario"

16/10/17
33a Puntata:
Radio Pirata - la Radio nella Radio
presenta:
Bastian Contrario_Le nostre case_costruirle o ristrutturarle?

Radio Pirata - la Radio nella Radio in onda 
Lunedì ore 19.00 su www.yastaradio.com 
Lunedì ore 21.00 su Radio RCS 
(91.5fm Basso lago di Garda e 98.6fm Bassa Veronese e Lessinia)

in replica al Giovedì alle 11.00 su www.yastaradio.com
in replica la Domenica alle 23.00 su www.yastaradio.com

Bastiàn Contrario:
Le nostre case: 
costruirle o ristrutturarle?

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"Non sono solo calcinacci, le attività che chiudono.
Non sono solo mancati acquisti per noi che passiamo.
Non sono solo spazi irritanti alla vista e all’eleganza delle strade.


Sono Vite profondamente ferite."






Cari Pirati di Terra...sentito quante novità?
Ben ancorate nella Baia di yastaradio le nuove puntate del lunedì alle 19,00 e la replica del giovedì alle 11,00, ma saprete già che recentemente siamo diventati ospiti anche di Radio RCS, l’Onda veronese al lunedì sera alle 21,00 sui 98.6 fm per Basso Veronese e Lessinia e sui 91.5 per il Basso Lago di Garda, ma....ma anche la replica di fine settimana su yastaradio si rinnova!!!! ...e anziché al sabato mattina, diventerà la matrice dei vostri sogni vi farà compagnia con le sue storie, le sue riflessioni e la sua musica la domenica sera alle 23.00...

Per noi sarà, come sempre, una gioia e un piacere ricevere le considerazione e i commenti dei Pirati all’ascolto più affezionati ma anche di quelli nuovi: per questo vi ricordo che ci trovate tutti attraverso la pagina fb di Radio Pirata - la Radio nella Radio, ma che potete contattarci anche dal sito di yastaradio.com.
E ora che vi ho aggiornati sulle cose future.... oggi?

Oggi, dove vi porterò con il mio bordeggio? Da dove partiremo, ma soprattutto, dove approderemo tra racconti, riflessioni e considerazioni?
Salite a bordo, aprite il cuore e lasciate alla deriva i pregiudizi...

Ogni tanto, malgrado abbia scelto di vivere il più possibile in mezzo alla natura e ai margini dell’autocelebrata “civiltà”, mi capita, come è ovvio e naturale, di spostarmi e attraversare in modo particolare la provincia di Verona.
Per un momento, lasciamo perdere la mia “sconsiderata” venerazione anacronistica e irrealizzabile nei confronti di una Natura incontaminata, e vi prego, seguitemi solo in una sorta di visualizzazione di scenari oggettivi e di potenziali alternative non discosti dalla contemporaneità...
Lo scenario che vedo è sempre più simile a una scena da dopoguerra: caseggiati e palazzine e negozi, chiusi, abbandonati, fatiscenti se non addirittura diroccati.
Di tanto in tanto in tanto sontuose strutture ipermoderne, ennesimi centri commerciali fagocitanti territorio, vite, natura e attività commerciali minori.
Ecco, quando io passo... che vi devo dire? a me si accappona la pelle: è proprio una sensazione fisica di irritante raccapriccio.
E ci mancherebbe che non fosse così! Non sono forse la conduttrice di una rubrica che ho scelto liberamente di chiamare Bastiàn Contrario?

Da dove iniziamo...
Beh, se percorriamo una di quelle strade che attraversano Paesi, i cui negozi, bar e studi professionali sono l’uno affiancato all’altro, è praticamente impossibile non incontrarne di chiusi, spazi tristi come occhi accecati, che raccontano la loro storia, raramente di partenze verso lidi migliori, troppo spesso di abbandoni, col loro carico di sogni infranti, di aspettative disattese, di perdite economiche e di spalle curvate da debiti difficili da saldare...talvolta di famiglie spezzate sotto i colpi delle troppe spese cui far fronte e dell’insoddisfazione e senso di impotenza che le accompagna...
Vi siete mai chiesti, così, per puro volo di fantasia, quale sia stata la sorte dei gestori di quel tal negozio di abbigliamento che aveva sempre quelle cose così carine e uniche? O quella pasticceria dal profumo di antico, con la sua proprietaria sempre così elegante e fine nei modi da sembrare una contessa? O quel simpaticone un po’ eccentrico che vendeva dischi in vinile di autori di nicchia...?


Quando passo e vedo quei pezzi di fabbricato, fatiscenti, grigi di polvere d’asfalto ma anche di cemento così stanco e triste, che non ce la fa più nemmeno lui a stare attaccato al soffitto o ai muri, quelle vetrate troppe volte offese dall’ignoranza e dalla superficialità di un sasso tirato per rabbia o per scherno o anche...per niente...a me... a me verrebbe voglia di andare a rimettere tutto in piedi: le cornici dorate delle vetrine, le sedie lasciate dentro con qualche scatola vuota, lo specchio reso miope dalla polvere depositata... raccogliere la carta che lo scotch ormai secco ha lasciato cadere, rivelando la miseria e il dolore di quegli spazi lasciati vuoti, di quegli spazi della cui dignità nessuno ha le risorse o le motivazioni per occuparsi...
Vorrei togliere la polvere lasciando il posto a colori, aria pulita, luci e ...rinnovata vita.

Penso sempre più spesso all’enorme danno in essere e in potenza cui i centri commerciali ci inducono a partecipare, vuoi per la facilità di parcheggio e di rapido e omologato reperimento di quanto ci serve, vuoi per le accattivanti strategie di marketing che ci fanno spendere il triplo convincendoci che stiamo risparmiando mentre compriamo irrinunciabili stronzate del tutto superflue.
Penso a quando riesco ad andare nel negozietto in cui la titolare ammicca dicendomi che secondo lei ha una cosa che fa proprio per me, o nel caffè in cui mi chiedono come stia mia figlia, o se ho già sentito l’ultima canzone appena uscita del mio gruppo preferito. Penso all’amore che ha messo Isabella, una donna in gamba del Paese che abito, rinnovando mano a mano pezzo per pezzo del negozio con bancali e cassette di legno, con l’aiuto e la collaborazione partecipe dei paesani e penso a quanto sia fortunata a poter gestire ancora così, quasi in una fiaba, il negozietto/bazar rilevato dal vecchio e gentile proprietario, negozietto che esiste ed è solido solo perché qui non arriva forte la piovra dei grandi centri commerciali!

Penso a quante storie d’amore siano state le piccole attività per i loro proprietari.
Penso ai proprietari del passato che ci hanno costruito e poi anche dilapidato le loro fortune per cercare di tenere in vita le loro botteghe.
Penso ai giovani, audaci e incoscienti, ma di certo intraprendenti, che ci hanno provato mettendosi in gioco con tutto e perdendo tutto come a una cattiva mano di roulette, e mi chiedo come facciano a ripartire e a far rifiorire più forte la loro passione, se avranno a lungo sulle spalle il peso della disillusione, della sconfitta morale, dei debiti e delle tasse che dovranno comunque essere pagati malgrado l’assenza delle entrate previste, l’umiliazione che proveranno guardando chi li ama e i propri figli...

Non sono solo calcinacci, le attività che chiudono.
Non sono solo mancati acquisti per noi che passiamo.
Non sono solo spazi irritanti alla vista e all’eleganza delle strade.

Sono Vite profondamente ferite.

Ma se questo tipo di edifici abbandonati, risveglia in me questo tipo di compassione e comprensione, molto diverso è l’effetto che mi fanno gran parte di altri grandi edifici o capannoni abbandonati!
Soprattutto alcuni raccontano proprio di arroganza e presunzione, di insana competitività: sono le carcasse, i gusci vuoti di quelli che hanno tentato di far le scarpe a quelli più grossi che già c’erano prima di loro, centri commerciali mediopiccoli che tentano l’arrembaggio di mercati già consolidati e... perdono, lasciando alla deriva non solo le loro navi ancora nuove, ma tutti coloro che erano saliti a bordo con loro per solcare lo stesso mare.

Altri, non sono da meno, ma per il motivo opposto: forti della fortuna di un buon fatturato, o di partecipare in nuove società, o furbescamente espatriati verso paradisi fiscali, lasciano alle loro spalle capannoni in disuso, che pesano al paesaggio e all’ambiente come l’agonia di enormi balene spiaggiate verso la decomposizione.
Ripeto: queste cose mi fanno incazzare: a fronte di un ambiente che supplica per avere un po’ di rispetto, a fronte di cementificazione galoppante che ormai rende impermeabile e troppo calda una gran parte del nostro territorio, noi ci prendiamo addirittura la libertà e il lusso di abbandonare fabbricati del tutto agibili e in buono stato!

Stato! Ecco, se io rappresentassi lo Stato spingerei per avere leggi molto severe a riguardo!
Liberi per scelta un edificio commerciale o artigianale? Hai tempo 2 anni per venderlo o affittarlo o sfruttarlo in modo nuovo rispetto a prima: altrimenti diventa bene del Comune che potrà farne l’uso che preferisce: dal riadattamento per servizi sociali di svariata natura, all’avviamento di piccole attività come ad esempio facilitazioni significative per sostenere l’avviamento di centri estetici, o sartorie, o studi dentistici, o laboratori teatrali e artistici, o spazi sperimentali per nuovi lavori, o assemblaggi o sale prove per musicisti, oppure potranno essere convertiti in strutture con servizi per anziani autosufficienti ma con motivazioni tali da non voler vivere isolati o soli, oppure potranno essere utilizzati come capannoni per accumulare e gestire beni donati per eventuali catastrofi locali e non, o per accogliere quei migranti che si trovano nella difficilissima fase di transizione e uscita dall’accoglienza che prevede che possano restare nelle strutture finché sono in attesa dei documenti, ma che dal momento stesso in cui hanno questi anelati documenti debbano trovare istantaneamente, grazie a una non meglio identificata bacchetta magica, alloggio e lavoro...eh, già: perché è logicissimo che si possa trovare alloggio prima di avere in tasca la somma necessaria per pagarlo...e ovviamente qualsiasi datore di lavoro pagherà anticipatamente almeno 2 mensilità a chiunque glielo chieda!!
Quando vedo alcune di queste strutture grandi e quasi completamente sane, vuote, mi piace pensare a una centralizzazione di certi servizi come le multiofficine, che vanno dal meccanico, al gommista, al carrozziere, passando per l’elettrauto e magari lo sportello ACI, oppure la centralizzazione di alcuni tipi di uffici, ma ancora di più mi piacerebbe veder assegnate nello stesso edificio le sedi dei partiti di tutti gli schieramenti, con politici praticamente obbligati ad acquisire e elargire lezioni di civiltà e convivenza...
Restano ancora due colpi al cuore per me, quando vado in giro: le case abbandonate diciamo così “di città” e i cascinali delle campagne.

Vedo, di tanto in tanto, case bellissime, villette magari in stile liberty o semplici case anni ’60 evidentemente disabitate.
Passato un po’ di tempo...eccole, le stesse case...cominciano a sfondarsi i tetti, cominciano a crollare, e rimangono lì, testimoni di qualcosa che non riesco a indovinare... Ma mettendo insieme discorsi generici e pescati da più parti, si aprono ipotesi su ipotesi: dalle case ereditate i cui eredi non si sono messi d’accordo, case ereditate i cui eredi non hanno disponibilità economica sufficiente per prendersene cura e che magari sognano “che un giorno...”, case abusive, mai condonate che non possono essere usate ma che non vanno nemmeno giù, continuando a occupare inutilmente volume sulla Terra, case che attendono il ritorno di figli che non torneranno mai, case che “piuttosto che svenderla...” e intanto vanno giù a pezzi, case che attendono di crollare perché non interessano a nessuno e... “poi magari vendo il lotto”, case che non hanno eredi e passano allo Stato ma solo dopo vent’anni e intanto...muoiono...Ma la cosa più triste - assurda! - sono le case cui viene sfondato il tetto per non pagare l’IMU...

Ora io proprio non comprendo questa Legge vergognosa che non distingue tra case godibili e case che si vogliono vendere e tassa tutti nella stessa maniera: ma non sarebbe più giusto che, se non sono intenzionato a tenere per me questa casa, e la metto in vendita con tanto di mandato presso un’agenzia, io possa avere il congelamento dell’IMU fino al momento della vendita? E qualora dovessi ricredermi e cambiare idea, sarei comunque tenuto a pagare tutti gli arretrati congelati...
Inoltre, io comprendo che a volte anche ereditare - e non mi soffermo sul dolore, ma solo sulla praticità delle cose - sia più un problema che un beneficio, specie quando ci sono beni immobili e non denaro e, effettivamente, se non ci sono soldi, non ci sono...ma non sarebbe meglio cercare di accattivare un acquirente abbassando il prezzo della casa, piuttosto che sottostare alla follia di spaccare il tetto e vedere case sane che iniziano a deteriorarsi fino a valere davvero poco?


E i cascinali? Ah, qui mi si sfondano non solo i tetti, ma anche il cuore!
Ci sono, nelle campagne veronesi, ma anche mantovane o modenesi, meravigliosi agglomerati rurali, con barchesse, stalle e fienili...e alberi. Grandi, vecchi, possenti, insostituibili alberi.
Intorno ci sono campagne, alcune coltivate, altre no...
Io mi ci perdo proprio a rivedere storie di bimbi scalzi che corrono tra le galline e braccianti che inforcano il fieno e donne che lavorano sull’aia o nelle grandi cucine...


E ogni volta che ne vedo uno...vorrei con tutta me stessa poter acquistare case e terre e cercare di rendere realtà il mio sogno condividendolo con altri nostalgici (o futuristi? ricordiamoci sempre che ogni civiltà arriva a un apice, lo supera e inizia a tornare indietro...magari...il mio pensiero bastian contrario ha giù oltrepassato quell’apice...)
Vorrei ricominciare a vivere collettivamente, condividendo spazi e oggetti, lavorando fianco a fianco in sinergia con la Terra, sentire il sole, e la pioggia e la brina e le fasi della luna, e rinunciare a tutte quelle comodità che inquinano e ci stanno rendendo sempre più deboli e mollicci, che ci rendono estranei aspetti connaturati come i ritmi circadiani.


Vorrei sperimentare le capacità della Natura di produrre, di conservarsi, di rinnovarsi, così come la forze del corpo.
E mi fa rabbia che restino lì a decadere, ad annientarsi.
E ancora più rabbia mi fa che, qualora potessi acquistarli, mi venga imposto come sistemarli per viverci, sia per il concetto di stile di vita molto più spartano e lontano dalle tecnologie che prediligo, sia per l’ulteriore esborso economico che mi verrebbe richiesto...

Ma queste sono le mie fantasie, questo aggancia solo me e quei pochi che mi somigliano.

In senso più universale a livello sociale, vorrei ricollegare questo aspetto decadente e indecoroso di certe città e di certe campagne a una delle tante contraddizioni politico economiche.
Da un lato, e lo ripeto, abbiamo l’ambiente: siamo gli unici animali le cui tane durano più e più volte la durata della vita di chi le occupa. Inoltre, le nostre tane, come credo di aver già suggerito in qualche altra puntata, contrariamente a quelle di qualsiasi altro animale, NON ritornano a fondersi con la natura: cemento, materiali plastici, lavorati metallici, porcellane per sanitari, lastroni di pietra di chissà quali giacimenti violati, resteranno sempre qualcosa che la Natura non ha modo di re-inglobare.


Sembra davvero anacronistico che ancora si utilizzino materiali che non siano decomponibili al 100%
E ripeto ancora una volta che tutta questa glassa di asfalto e cemento che tanto amiamo al posto di strade sterrate e prati, continueremo a pagarla cara, creando irrimediabilmente problemi di esondazioni e di surriscaldamento, problemi di salute legati alla deambulazione, problemi a diverse specie animali e quindi all’ecosistema, e quindi anche a noi che siamo comunque animali e comunque parte dell’ecosistema!

Ma siccome i Comuni hanno bisogno di denaro nelle loro casse e siccome guadagnano dalle NUOVE lottizzazioni e dall’IMU applicata alle seconde case, continueremo a incollare cemento e asfalto ovunque, continueremo a far morire case sane e a non ristrutturarle, continueremo ad accumulare rifiuti edilizi speciali e comunque non riciclabili - a pagarne la discarica speciale -, a fare case sempre più piccole e soffocanti, sempre meno accoglienti e stimolanti per vite collettive, continueremo a vivere in loculi in modo da non sentirci troppo stretti quando arriverà la nostra ora, ma sarà tutto rigorosamente nuovo e assurdo e paradossale, come i serramenti praticamente sigillanti e i buchi nei muri per far circolare l’aria, alla faccia dei vecchi e più sani spifferi.
Le nostre strade e campagne, intanto, continueranno a raccontare storie di decadenza alla faccia del tanto osannato progresso.
io, eli the worst, e la mia co-cooo-conduttrice Guendalina, vi salutiamo e come sempre vi ricordo che potete trovare tutte le mie precedenti puntate sul blogspot di elena furio

Buon bordeggio a tutti i Pirati di Terra e a tutti i miei compagni della Ciurma

NUOVA PUNTATA
Lunedì ore 19.00 yastaradio.com 
          ore 21.00 radio RCS

                               91.5 fm basso Lago di Garda
                               98.6 fm Bassa veronese e Lessinia

REPLICHE
Giovedì ore 11.00 su yastaradio.com 
Domenica ore 23.00 su yastaradio.com

oppure... dal podcast di www.radiorcs.it 

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