Paflasmòs

lunedì 26 giugno 2017

Clicca e ascolta "LAVORARE ALL'ESTERO: I CONTI NON TORNANO" Condividi "Bastiàn Contrario"

26/06/17
17a Puntata: 
Radio Pirata - la Radio nella Radio
presenta:
Bastian Contrario_lavorare all'estero: i conti non tornano
Radio Pirata - la Radio nella Radio in onda su www.yastaradio.com
al Lunedì ore 19.00
in replica al Giovedì e al Sabato alle 11.00


Bastiàn Contrario:
"LAVORARE ALL'ESTERO:
I CONTI NON TORNANO"

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La prima cosa che mi viene da osservare è che “noi”, parola che uso giusto per chiarezza linguistica, abbiamo il diritto e l’opportunità di migliorare ulteriormente il nostro stato andando all’estero.
E infatti, le persone che ho descritto, andate all’estero....

E anche oggi dalla libera Baia di Yastaradio.com, Bastiàn Contrario sale a bordo di Radio Pirata la Radio nella Radio.
Come sempre io, eli the worst, godo
nell’esprimere la mia gratitudine a tutti voi che ci ascoltate e a tutti coloro che concorrono a far sì che questo programma, così articolato, sia quello che è!


Del resto, non c’è nave che possa navigare se chi la occupa non svolge esattamente la parte che gli compete, complementare al lavoro degli altri!


Detto questo, oggi, dove vi porterò con il mio bordeggio? 
Da dove partiremo, ma soprattutto, dove approderemo tra racconti, riflessioni e considerazioni?


Salite a bordo, aprite il cuore e lasciate alla deriva i pregiudizi...

perché oggi...beh, oggi vorrei raccontarvi che per me i conti, non tornano


  • Mia cugina ha vinto la carta verde: è in America con suo marito...
  • Ma suo marito è americano?
  • No no, italianissimo...
  • Che figata! beati loro!!!!, ma cosa fanno?
  • Lei è laureata in lingue ed è diventata direttrice di un negozio di un’importante marchio di bigiotteria e lui insegna italiano...
  • La figlia di una mia amica, studia in Germania...ma ha già detto che non tornerà in Italia...
  • Il marito di mia nipote lavora 8 mesi all’anno in Danimarca...è manager qualcosa, roba grossa, insomma. E poi fa 4 mesi di ferie qui in Italia con lei.
  • Anche il fratello del mio ex si è trasferito: sta a Monaco, da sempre, ormai...ha studiato là e ora lavora come ingegnere in una grossa ditta...
  • Mio nipote e il figlio di un mio amico sono andati in Inghilterra: uno fa il barman l’altro dirige un albergo...
  • Il figlio di una cara amica si è trasferito non so bene in quale stato americano e insegna windsurf.
  • Una giovane donna, che conosco personalmente, laureata in biologia ora lavora in Sud Africa...

  • Il compagno di una mia amica si è trasferito in Francia: ha lasciato il lavoro dipendente che aveva qui ed è andato a tentare la fortuna là, mettendosi in proprio...
  • La mia amica è romena e in Romania sua mamma era parrucchiera...qua non la può fare: deve rifare tutta la scuola se vuole: mica ci possiamo fidare delle regole della Romania!
  • Ah beh, si...la badante di mio nonno è polacca: figurati che dice di essere laureata in marketing o qualcosa del genere...ma a chi la racconta?
  • figuriamoci! ha venduto la casa a gente dell’est...a rate!!! sono proprio curiosa di vedere quante rate pagheranno...
  • Ha affittato la vecchia casa a gente di colore. Chissà in che condizioni la lasceranno quando se ne andranno!
  • Hai visto? sono di colore e pagano con la carta oro... 
  • Cretina! lavorano in ambasciata!!!
  • La signora non ha la residenza, non mi importa se sono anni che vive in questo comune: è  di origine francese e là può tornarsene, i documenti che presenta per me non vanno bene...
  • Si, vengono qui e spacciano e rubano, e se non rubano...ci rubano i posti di lavoro...e le donne.
  • Tra brasiliane e donne dell’est, nessun matrimonio è più al sicuro...

Sono riuscita a fare un po’ il quadro d’insieme delle varie situazioni?
Io proprio non capisco. Non è cattiveria, ma proprio non riesco a capire.
Com’è possibile che per situazioni analoghe, ci siano sempre almeno due metri e due misure e che comunque le colpe ricadano sempre sul più debole e che il buon senso, la capacità di raziocinio e di deduzione, anche di persone di cultura medio alta, sembrino incapaci di elaborare?
Ho elencato esempi attingendo dalla rosa di esperienze di persone realmente esistenti e che conosco personalmente.
La prima cosa che mi viene da osservare è che “noi”, parola che uso giusto per chiarezza linguistica, abbiamo il diritto e l’opportunità di migliorare ulteriormente il nostro stato andando all’estero.
E infatti, le persone che ho descritto, andate all’estero hanno trovato e svolgono tutte lavori di un certo prestigio, migliorando la propria situazione economica e lavorativa.

Per contro, quelli che dall’estero vengono, e - a quanto pare - poco conta la provenienza, per un motivo o per l’altro sono sempre in difetto rispetto alle nostre richieste, siano esse formative o economiche.
Non si capisce perché  una parrucchiera non possa esercitare il proprio lavoro di cui ha esperienza, senza dover rifare la scuola, in un epoca in cui merci e metodi attraversano le frontiere molto più facilmente delle persone, in un’epoca in cui - anche se è scomodo da ricordare - è più probabile ammalarsi per ciò che si mangia e si respira che per altre cause e senza considerare che i capelli sono sempre capelli, in qualsiasi nazione si trovino!

Inoltre, a me è venuto da riflettere anche su un altro punto: la delinquenza di cui si parla spesso e in modo specifico, a carico degli immigrati. 


Non si capisce come mai queste persone usate dagli scafisti e ben poco rispettate dalle realtà e dalle politiche locali delle loro Nazioni, debbano patire soprusi e violenza fino a decidere di partire, ne patiscano durante il viaggio e all’ arrivo ne patiscano ancora, come se i delinquenti fossero loro, quando è così evidente che i veri delinquenti sono gli sfruttatori e le politiche che deliberatamente strumentalizzano la sofferenza e le leggi che riguardano l‘immigrazione...  Ma come si fa a mazziare sempre e comunque gli stessi?

Come si fa a non comprendere che queste persone sono vittime nella loro Terra e Terra in cui approdano? Che si condannano le vittime anziché gli aguzzini?

“é nella natura delle bestie rispettare il più forte e colpire il debole”, dice un maestro orientale... e un’altera Signora 90enne, di nobili origini, madre di chi mi ha raccontato il fatto che segue, con fermezza ha escluso dal proprio ricevimento fior fior di autorità e di eminenze semplicemente ricordando loro con gran candore, che finché anche alte cariche religiose stringono la mano e riveriscono volgari delinquenti, non potrà mai esserci giustizia e trasparenza e che questi ospiti non erano graditi nella propria casa...


Ma sto divagando.


Tornando al tema dell’immigrazione, vorrei sottolineare una volta di più anche le difficoltà più irrisorie che queste persone incontrano arrivando in Italia! Molte di loro hanno difficoltà a comunicare anche con gli stessi compagni di residenza - definiamola così - perché magari sono di nazionalità diverse: mi è capitato di conoscere un ragazzo, ospite in uno dei tanti alberghi, che non conosceva altra lingua a parte il proprio dialetto, e che quindi non riusciva a comunicare proprio con nessuno dei presenti! 

Ho visto anche che ancor prima di cercare di trovare un linguaggio comune che permetta un minimo di reciproca comprensione, gli ospiti vengono “educati” dall’albergatore di turno o da chi per lui a comportarsi “come si deve” a suon di alzate di voce o di privazioni punitive o di lavate con l’acqua fredda se sono sulla terrazza sbagliata...e questo anche in località montane e non esattamente in piena estate.




Ma come si fa a pretendere che qualcuno faccia qualcosa nel modo in cui si desidera, se non ci si prende la briga di accertarsi prima di essere stati compresi?

Spessissimo non ci capiamo nemmeno tra connazionali parlando in puro italiano e non in qualche arcaico dialetto, figuriamoci quando non ci sono contatti linguistici intermedi! Persino la gestualità è culturale: per noi “piccolo”si indica abbassando la mano aperta e diretta verso il basso, per qualcuno della Guinea Bissau si fa abbassando il pugno come se scivolasse su un palo verticale...

Eppure, queste persone stanno in questi luoghi, in questi alberghi, generalmente fuori dal mondo, quasi scontassero la pena del confino pur non avendo colpe a carico, per un tempo indeterminato perché, fino a quando non viene esaminata la loro posizione consentendogli di avere documenti adeguati, non gli è concesso nemmeno di dare una mano a pulire le strade, giusto per fare un esempio, in quanto non assicurabili, a meno che il sindaco di turno non sostenga il relativo onere economico, cosa che talvolta sembra insormontabile, ma spesso è esclusa a priori .
In queste situazioni dovrebbero tuttavia imparare l’italiano e un lavoro per quando e se saranno regolarizzati.


Lingua e lavoro che non possono imparare perché praticamente nessuno glieli insegna e perché non è quasi pensabile lo spostamento da luoghi così reietti.

Al di là dei vari scandalosi eventi relativi a certe cooperative, anche dove queste siano più pulite resta il fatto che il personale e i volontari non sono sufficienti a prendersi cura di tutto -l’aspetto sanitario, legale, psicologico, linguistico, lavorativo, educativo, integrativo - e ovviamente vengono prese in carico prioritario le varie urgenze a discapito del resto.
La domanda che ho sentito fare più spesso è “voglio lavorare, perché non posso?” - e qui appunto si apre una rosa di negazioni senza fine che non sto ad elencare - e nel frattempo non è facile far trascorrere il tempo con una disponibilità economica davvero irrisoria, molti km da percorrere e un sacco di ore inattive nell’arco della giornata!
Per questi ragazzi ci sono i famosi e discussi telefonini: e meno male! almeno possono mantenere un minimo di legame con la loro Terra, con i famigliari rimasti, con i compagni di viaggio che sono stati trasferiti in altre città. Possono ascoltare la propria lingua, le loro canzoni, cercare qualcuno partito con loro o qualcuno che ha avuto la fortuna di riuscire a fare quel minimo passo di integrazione a livello nazionale sperando di raggiungerlo. Possono ottenere qualche traduzione o cercare di comprendere un po’ cosa sia vivere in Italia.
Io credo che malgrado i telefoni impazzirei, al posto loro! 
Tutto il giorno da riempire senza saper né come né con cosa e senza poter sviluppare nemmeno un hobby, restando nel limbo per un tempo indeterminato e per di più con trattamenti non esattamente di riguardo!

Ci cedo che ad un certo punto alcuni scelgano strade meno esemplari! 
Ma non lo fanno forse anche alcuni dei “nostri”, se così si vuol dire, provenienti da realtà poco edificanti?



Quindi, tirando le somme, a fronte di una richiesta negata di dignità e di lavoro, talvolta delinquono. 

Mi viene sarcasticamente da chiedermi come mai non lo facciano tutti!




Tuttavia.... se invece lavorassero, non andrebbe bene lo stesso perché ipoteticamente porterebbero via il lavoro a qualche italiano!


Ammesso e non concesso, ma allora anche quella mia cugina che da Verona lavora a Vicenza, sta portando via il lavoro a qualcuno, o l’ex direttore della banca rodigiano che veniva a lavorare nella bassa veronese, o la mia amica che va a lavorare nel paese limitrofo...

Ma allora perché mia cugina, suo marito, la figlia della mia amica, il marito di mia nipote ecc ecc, vanno a lavorare all’estero e questo è bello e giusto e meritorio?
Non rubano forse anche loro posti di lavoro?
E contrariamente alla maggior parte degli stranieri in Italia, buoni e bei posti di lavoro!
...e per di più, i nostri connazionali non scappano né da guerre né dalla povertà.

Semplicemente scelgono di darsi un’opportunità.
A me i conti non tornano. Proprio non tornano. 
Certe cose per alcuni sono una colpa e per altri addirittura un diritto e un’occasione!

Qual’è la grave colpa nel cercare di migliorare il proprio stato? Nel cercare di avere un futuro migliore del presente? Di emanciparsi? Non è questa una delle tendenze fondamentali dell’uomo, quella di evolversi cercando di realizzare un progresso?

E  se così tanti vanno all’estero, non resteranno dei “vuoti” lavorativi da colmare magari anche da coloro che dall’estero provengono?

E poi, è proprio vero che tutti i posti sono ambiti da qualunque tipologia di persone? 


Come mai non conosco badanti italiane? Come mai sono pochi gli autisti locali, sempre per fare esempi banali...?


E non potrebbero anche all’estero considerare ladri di posti coloro che vi si sono trasferiti?

Quando guardo un mappamondo la sola cosa che vedo è che una sfera e che una sfera non ha confini.
E’ la nostra mente, la nostra cultura, che pretende di incasellare e limitare e schematizzare sempre e comunque ogni situazione, persona o cosa, dimenticando che siamo parte di un tutto in cui non ci sono limiti se non i nostri, siano essi di concetto o di forze.



Io non credo che esistano diritti solo per alcuni, perché allora non si parlerebbe più di diritti, ma di privilegi e il privilegio è quella cattiva azione, spesso edulcorata e giustificata, che priva qualcun altro del suo diritto o della sua occasione.

Divento noiosa e ripetitiva, lo so, ma anch’io sono annoiata dalla ripetitività di questi luoghi comuni, dalla superficialità di chi legifera dall’alto della propria posizione, dalla negazione del diritto fondamentale che è quello connesso alla Vita stessa che è quello di esistere in questo Mondo con dignità e con la libertà di cercare di vivere il meglio possibile.



Caspita! Morire, moriamo tutti! 

E‘ l’occasione di vivere che a taluni viene negata e ad altri no, e che Vita è per quelli a cui viene negata?



Tutto il resto, potrebbero essere chiacchiere, ma queste chiacchiere ripetute e incattivite hanno un effetto - come cantava la scorsa settimana Silvestri - : 

“...il suono intorno è immenso e cresce, cresce.


La gente che grida parole violente non vede, non sente, non pensa per niente”


...e quindi per continuare a pensare e sentire invece di gridare, continuate a seguirci qui su Yastaradio.com tutti i lunedì alle 19,00 con la nuova puntata e al giovedì e al sabato alle 11.00.
... e se avete voglia di riascoltare qualcosa di Bastiàn Contrario...passate sul blogspot di Elena Furio.

...buon proseguimento di bordeggio!








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