Paflasmòs

domenica 31 dicembre 2017

Clicca e ascolta "MA E' NATALE O IL 25 DICEMBRE?" Condividi "Bastiàn Contrario"

25/12/17
43a Puntata: 
Radio Pirata - la Radio nella Radio
presenta:
Bastian Contrario_Ma è Natale o il 25 dicembre?
Radio Pirata - la Radio nella Radio in onda 
Lunedì ore 19.00 su www.yastaradio.com 
Lunedì ore 21.00 su Radio RCS 
(91.5fm Basso lago di Garda e 98.6fm Bassa Veronese e Lessinia)
in replica al Giovedì alle 11.00 su www.yastaradio.com
in replica la Domenica alle 23.00 su www.yastaradio.com
oppure... dal podcast di www.radiorcs.it

Bastiàn Contrario:
"MA E' NATALE O IL 25 DICEMBRE?"
per l'ascolto clicca QUI

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Ma che bello!
E’ Natale!
Siamo tutti più buoni!
Ma la finiamo di sparare cazzate?
O meglio, la finiamo pure di sparare per davvero?
Oggi, dove vi porterò con il mio bordeggio? Da dove partiremo, ma soprattutto, dove approderemo tra racconti, riflessioni e considerazioni?
Salite a bordo, aprite il cuore e lasciate alla deriva i pregiudizi...

Salve a tutti, mi sembra abbastanza chiaro dove vi condurrò oggi con il mio bordeggio!
Cosa vuol dire “essere tutti più buoni?”
Personalmente, guardandomi intorno potrei descrivere il Natale con i seguenti aggettivi: ipocrita, consumista, opportunista, stressante, sbilanciato, cieco, violento.
E forse mi verrà in mente pure qualcos’altro!
Facciamo insieme un piccolo biglietto di Natale, tanto per mettere a fuoco la questione:  con tutto l’impegno di chi con la parola, attraverso ricatti più o meno palesi o con la spada ha diffuso la parola del Dio d’amore - con la spada??? -  in tutti i continenti coinvolgendo un terzo della popolazione mondiale, direi che il Natale è probabilmente la festa più diffusa  dopo quella dell’ultimo dell’anno, festa che coinvolge un numero ben maggiore di quello dei credenti perché, che si creda o non si creda, viene comunque festeggiata, di solito in famiglia.

Lasciamo da parte Babbo Natale e Gesù bambino che sono magici e si occupano esclusivamente di far felici i bimbi con i loro doni, e parliamo di noi adulti.

Iniziamo col dire che a natale siamo tutti più buoni. Le canzoni di Natale, per usare frasi fatte, sono così mielose da fa venire il diabete. O meglio: sarebbero davvero belle e significative, cariche di valore e di intenzione se non si fermassero al saggio di natale dei bimbi di asilo e elementari! 

Si parla di Solidarietà, di Amore, di Pace, di Uguaglianza, di Accoglienza...mentre genitori e parenti quasi si spintonano per meglio vedere il proprio bimbo o per raggiungere il buffet, magari insultando il bimbo accanto al proprio perché gli ha coperto il viso o perché ha disturbato con un capriccio o perché lo ha sporcato con lo zucchero a velo del pandoro...
Si salutano altri genitori con sorrisi cui seguono sibili serpentini di disprezzo e astio... Non è ipocrisia, questa?
...e se poi parliamo della festa vera e propria? Dai su, non prendiamoci in giro! Sapete bene che non ho mai la pretesa e tanto meno il desiderio che le mie considerazioni siano universali (non sapete quanto preferirei sbagliare anziché ave ragione su tante cose!) ma non vorrete dirmi che non conoscete nessuno che abbia già cominciato a dire “ accidenti, dovrò passare il Natale con la moglie di quel tal cugino...dovrò fare un bel regalo allo zio per tenermelo buono...uffa, mi tocca cucinare per mia suocera che non è mai contenta...dovrò sopportare il figlio odioso di mia nipote...il secondo marito di mia sorella proprio non lo voglio davanti agli occhi ma mi tocca...”

Alla faccia della Pace, della Tolleranza (che continuo comunque a considerare una brutta parola poiché implica un giudizio e una fatica nell’accogliere) e dell’Accoglienza!

Come chiamate voi questi atteggiamenti? Io personalmente li chiamo ipocriti!
Così come trovo molto ipocrita l’indirizzo che diamo alla maggior parte delle nostre “buone azioni e intenzioni”.
Mi dite che sforzo c’è a fare un dono o a prenderci cura di una persona che si ama?
Mi dite dove sta la bontà nell’andare a fare acquisti inutili su acquisti inutili per rimpinguare ulteriormente le nostre Vite già probabilmente abbastanza appagate?
Mi dite cosa c’è di buono a consumare smoderatamente cibo, dolci e spumanti in compagnia e a farsi dono reciproco di queste inutilità condite di rosso e lustrini?
Mi dite dove sta il tanto decantato “spirito natalizio”? No, lo chiedo perché io ho il vago sospetto che non sia nelle miriadi di lucette colorate appese in ogni dove, negli alberi di Natale veri o finti che siano, nelle stelline e nei fiocchetti usati a profusione per decorare ogni superficie o spazio libero, o nei mucchi di pacchetti di ogni dimensione e valore che ci accingiamo a regalare o nei vari “oh oh oh” degli attori che interpretano Babbo Natale aspettando che arrivi quello vero!

No, ve lo chiedo, perché anch’io sono coinvolta giocoforza nella “magia del Natale”, ma più passano gli anni più si fanno pressanti le domande.

Lasciando perdere le ipocrisie familiari di cui sopra, apriamoci a qualcosa di più vasto e sociale...come faccio a sentirmi più buono quando so che a fronte della borghese - ma anche proletaria - mangiata di Natale, c’è un sacco di gente che non solo fatica ad arrivare a fine mese, ma stenta proprio ad arrivare a sera!
Ah, già...c’è la Ronda della Carità che va a portare un pasto caldo ai senza tetto...
...e c’è pure la Caritas che offre abiti usati e cibo scartato a quei poveretti che di stenti vivono...e ci muoiono pure. E non è una frase fatta! Guarda caso, proprio il 21 di dicembre sarà sempre l’anniversario di morte di Francesca, una mia amica, una persona che la burocrazia, a causa di un inghippo, ha privato della pensione che aveva maturato, una persona che non trovava nemmeno uno straccio di lavoro sempre a causa dell’impedimento burocratico che l’ha relegata a un fantasma privo di documenti e identità per più di due anni, una persona che sopravviveva solo grazie a una forza di volontà e a una voglia di vivere incomparabili e al sostegno di pochi...
Non sto dicendo che sono più buona o più brava degli altri, sia chiaro: sono un Bastiàn Contrario perché ho deciso di cercare di guardare più a fondo sforzandomi di agire di conseguenza e con coerenza rispetto a ciò che vedo. Ma anch’io posso fare di più. E di certo non solo a Natale!
Dicevo “ipocrisia”...ma voglio tornarci dopo...
Dicevo anche consumista: ma penso di averlo già evocato questo aspetto: quanti consumi, appunto, in cibo, bevande, corrente...e dove si possano anche trovare doni utili e ben mirati, spreco di confezioni, nastri e fiocchi e di decori, magari usati una sola stagione...così come gli arredi natalizi o la mise rigorosamente rossa o le migliaia di cappellini di babbo natale che imperversano in ogni dove!

Per l’opportunismo...davvero non ci sono sviolinate e ruffianate tra colleghi di lavoro, familiari più o meno in disaccordo, o competizioni sul valore del regalo?

E lo stress?
Volete dirmi che non è stressante tutto il lavoro che comporta organizzare tutta la pagliacciata del Natale? Si, io posso chiamarla pagliacciata, perché sono, appunto Bastìàn Contrario e se il vostro cuore e il vostro orecchio sono attenti, avrete certamente capito che l’unica cosa con cui non ce l’ho del Natale è lo spirito autentico che dovrebbe emanare e dal quale dovremmo lasciarci pervadere!
Quindi, dicevo, lo stress: lo stress di fare la lista dei destinatari dei doni e la scelta mirata degli stessi, la fatica di reperirli - che sia on line o da negozi - la lista degli invitati, la fatica di decorare, per non parlare dell’impiego di energie e tempo di chi si offre per invitare gli altri al pranzo di Natale! Eh, si, perché tutto deve essere perfetto! Poco importa se nei giorni precedenti oltre al lavoro, alla gestione ordinaria della casa, dei figli e del marito, si sono aggiunti saggi di Natale organizzati dagli insegnanti delle varie attività extrascolastiche e a scuola, mercatini di beneficenza ai quali avete partecipando confezionando o vendendo cose, poco importa se, appunto vi siete occupate dei doni per tutti e dei vari biglietti d’auguri, poco importa se avete dovuto inventarvi un menù con tutte le varianti legate ai gusti, alle esigenze/intolleranze/mode alimentari degli invitati, poco importa se avete fatto tanta spesa da essere scambiate per le gerenti di un nuovo ristorante e avete cucinato appunto come una chef di alta classe, poco importa se avete praticamente riarredato casa tra albero, addobbi e tessili a tema, poco importa se avete fatto i salti mortali per andare a prendere l’abito adatto per voi e per tutta la famiglia e se non sapete più cosa voglia dire dormire per incastrare tutto compresa la manicure con le unghie a tema e la parrucchiera: dovrete comunque essere bellissime, con una casa impeccabile, una tavola perfetta e abbondantemente imbandita, assolutamente puntuali sulla tabella di marcia e un sorriso smagliante. Tranquille: non c’è nulla di strano se poi avrete un tono omicida nei confronti di chiunque vi chieda anche solo se può aiutarvi...figuriamoci con i capricci dei bambini!!!!!
...ma non è forse anche questo il famigerato spirito del Natale?

Ho usato anche un altro aggettivo: sbilanciato.
Perché è sbilanciato il Natale? Banalmente perché c’è sempre chi fatica e chi gode della fatica di qualcun altro. Più concretamente perché ci sarà sempre chi si sente superiore e chi inferiore in base a quanto può economicamente investire per realizzare il proprio compito - eh, si, per me è proprio un compito! - natalizio.  
Mentre il cuore non ha limitazioni esterne e quindi eventualmente ha dei limiti innati indipendenti dalla condizione socioeconomica, il festeggiamento del Natale, festa che dovrebbe commemorare la nascita del figlio di Dio, quel Dio detto d’amore e povertà che ho menzionato prima, festa nata per portare speranza e glorificare appunto quel Dio da parte di chi crede, ha invece tutti i limiti dettati dalle condizioni economiche e dal loro confronto...fino alla condizione limite in cui il Natale non si possa proprio festeggiare, magari perché si è finiti su una strada, magari perché non si ha nulla da festeggiare o nessuno con cui farlo, Peggio ancora perché si condivide quel giorno non con le persone di famiglia ma magari col dolore profondo della perdita...Che Natale può essere per i terremotati di Amatrice, ad esempio?  O per chi è appena rimasto senza lavoro? O per chi ha appena saputo di essere colpito da una malattia incurabile? O - peggio ancora - per chi ha appena perso il proprio figlio? Ditemi, cos’hanno da festeggiare queste persone? Cosa contano per loro lucette e pacchetti?

E se invece, ci fosse davvero un minimo di calore umano? Una porta che si apre? un po‘ di conforto o di compagnia da offrire? Ci sta anche un pranzo condiviso...ma non solo a Natale...lo spirito del Natale dovrebbe estendersi da un Natale all’altro e no dovrebbe essere cieco: cieco alle sofferenze, cieco alle vite che si perdono nei mari in cerca di una vita migliore, cieco al non rispetto dei diritti fondamentali...perché, sapete, non è che i diritti siano interessanti giusti solo se riguardano noi! Ad esempio io sono etero: potrebbe non interessarmi il diritto al matrimonio di coppie omosessuali. A parte il fatto che non se ne  dovrebbe nemmeno discutere perché dovrebbe essere chiaro a priori che la libertà personale dovrebbe essere assoluta fino a quando non lede quella altrui, ma perché non dovrei riconoscerlo, questo diritto? E perché no dovrei riconoscere tutti gli altri che altro non fanno che sottolineare la dignità della Vita e la sua liberà di espressione?

Quando ad esempio sento sproloqui sui migranti e ancor più sullo ius soli, a me viene l’orticaria e si rizzano i capelli! Sentire che il problema è sostanzialmente di natura economica e che le negazione a tale diritto è una lotta alla criminalità organizzata ....per me è trasformarsi altrettanto in veri delinquenti: si dice sostanzialmente che è più importante impedire a un delinquente di agire che a un bambino di avere una vita dignitosa e con gli stessi diritti degli altri bambini? Vi rendete conto che è aberrante come dire ...ti uccido così il cancro che ti porti muore perché non ha più nutrimento. Non vi sembra una soluzione di una cecità assoluta?
Ecco, finche manca non tanto l’applicazione di tutti i diritti base per tutti, ma  proprio il semplice e basilare riconoscimento - poi, appunto applicabile - della parità di diritto alla vita e alla sua dignità per tutte le persone, come possiamo pensare di far gioioso e dispendioso sfoggio di festeggiamenti del Natale, festa di un dio dei miserabili, dei poveri e degli infelici?

Dai su, un po’ di coerenza: almeno cambiamo nome alla festa del 25 dicembre!!!!!!

Natale violento...si il Natale è ipocrita cieco e violento perché si festeggia in questo specifico gioco di apparenza malgrado. appunto, non lo possano fare tutti, malgrado non possa appartenere a tutti per i vari motivi già espressi e altri che si potrebbero aggiungere,  malgrado non si guardino le sofferenze e le negazioni inflitte a quelli che spudoratamente chiamiamo “fratelli”, malgrado esistano ancora fabbriche d’armi e peggio ancora chi le usa.

...e non venite a dirmi che è legale, o che è un nostro diritto o che è necessario!!!

Necessario per chi?
Per chi si nutre del sangue che sparge, forse. 

Ma se davvero festeggiassimo il Natale, il Natale quello vero, quello che dovrebbe basarsi sui famosi comandamenti, tradizione dalla quale è nato... dovremmo impegnarci tutti per imparare ad amare chiunque quanto noi stessi, indipendentemente dalla provenienza, dalle preferenze, dalla razza e non dovremmo permettere che si uccida, né uccidere. Mai.


...a quel punto sarà davvero Natale, e tutte le lucette non basteranno a coprire lo scintillio che solo occhi felici sanno far brillare!

Buon 25 dicembre a tutti  ... a ciascuno di voi la libertà di trasformarlo o meno in Natale.

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